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Taxisti di notte

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Taxisti di notte

di Donapinto
4 stelle

Grandissima delusione. Al suo quinto film, Jim Jarmusch continua a fare cinema sperimentale, usando la formula del film a episodi che tornerà a utilizzare nel ben più riuscito COFFE' AND CIGARETTES del 2003. Qui visita cinque grandi città (nell'ordine Los Angeles, New York, Parigi, Roma, Helsinki) che vedono cinque taxisti che lavorano di notte e che si confrontano con i loro clienti. Pellicola realizzata col consueto stile minimalista, per un film fatto di dialoghi e ambientato nell'abitacolo del taxi. Idea molto interessante, mal supportata però da una sceneggiatura molto greve e dialoghi talvolta imbarazzanti. Salvo a malapena il primo (Los Angeles) e il quarto (Roma). Troviamo Winona Ryder, giovanissima taxista dai modi grezzi e alquanto spartani, che da una lezione di vita e semplicità a Gena Rowlands, matura e affascinante manager cinematografica. Moraletta comunque alquanto retorica e che lascia il tempo che trova. Nel quarto il taxista toscano Benigni, ci delizia con una delle sue performance, che fa morire di crepacuore il "vescovo" Paolo Bonacelli. Il tutto resta comunque molto nei limiti di un divertente sketch da avanspettacolo. Assolutamente trascurabili i restanti tre. Nel terzo addirittura (Parigi) ci dobbiamo sorbire dialoghi in cui un taxista di origine ivoriana, chiede all'arrogante e antipatica passeggera non vedente (Beatrice Dalle) come fa a fare l'amore se non ci vede. A New York un immigrato tedesco della DDR, ex-clown, carica due ragazzi imparentati (Giancarlo Esposito e Rosie Perez) e assiste divertito (tranne il sottoscritto) ai loro insulsi battibecchi. Nell'ultimo episodio (Helsinki), Jarmusch tenta la carta drammatica, franando nel patetico e nel lacrimoso, con un taxista che racconta il suo dramma a due passeggeri ubriachi, dei quali uno lo aveva persino aggredito.

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