Regia di Pietro Marcello vedi scheda film
Poesia e cinema a volte sanno fondersi in maniera magistrale, come in questa opera (poco vista e poco distribuita, per la verità) di Pietro Marcello, che ha saputo reagire ad un vero e proprio tsunami per qualsiasi regista (la morte di uno dei personaggi principali, il custode-salvatore della reggia di Carditello) con un film per forza di cose modificato rispetto al programma originale, che di Carditello voleva fare solo una tappa di una sorta di “Viaggio d’Italia” alla Piovene. Ne risulta comunque un film bello e malinconico, che trasmette tutto il senso di impotenza di una terra continuamente violentata dalla criminalità e dall’indifferenza, con campi fertili spesso ridotti a discariche e pochi, coraggiosi oppositori, che si battono perché l’ineluttabile non diventi anche il de profundis di un mondo senza speranza di riscatto. Attraverso una parabola a suo modo suggestiva, con un mite bufalo salvato dal macello ma che nessuna fuga verso la libertà potrà salvare dalla sua sorte già segnata, e un Pulcinella che lo accompagna nel suo viaggio verso nord (ma che alla fine, vinto dagli eventi, toglierà la maschera smettendo la finzione), scorrono suggestive scene di una ex Campania felix, un atto d’amore e al tempo stesso una denuncia di un mondo forse per sempre perduto.
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