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Lo zio indegno

Regia di Franco Brusati vedi scheda film

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La recensione su Lo zio indegno

di hupp2000
7 stelle

Qualche ingenuità di sceneggiatura e regia, ma con un Vittorio Gassman ancora in gran forma.

Non siamo in presenza di un’opera memorabile né di una commedia all’italiana dei tempi d’oro, ma se si vuol assistere ad una delle ultime (se non all’ultima) prestazione di Vittorio Gassman in veste di mattatore, il film merita di essere visto e ricordato. Certo, per questo genere di personaggio gli anni cominciano a farsi sentire e siamo ben lontani dalla verve straripante e inimitabile che caratterizzò l’attore in molteplici pellicole, a cominciare da “Il sorpasso” di Dino Risi. Comunque, il “tigre” (altro riferimento a Risi) sa ancora ruggire e in alcune tirate di stampo teatrale lo dimostra ampiamente.L’interrogatorio dell’indegno zio in tribunale, inquadrato in un primo piano fisso con domande e voce della giudice fuori campo, è un momento di recitazione e un susseguirsi di considerazioni tra il faceto e il filosofico che varrebbero da soli l’intero film. Onore agli sceneggiatori Leonardo Benvenuti e lo stesso regista Franco Brusati, anche se è proprio in sede di scrittura che si possono esprimere alcune perplessità, come se gli autori non avessero deciso fino in fondo se realizzare una commedia o un film di genere grottesco. A momenti di corretta recitazione e satira sociale divertente si alternano cadute di dubbio gusto e situazioni che flirtano con il surreale o addirittura l’assurdo. Gli altri interpreti svolgono dignitosamente il loro compito, con Andrea Ferréol e Stefania Sandrelli relegate a ruoli troppo marginali per attrici di cotanta bravura, mentre mi è parso molto più valorizzato il ruolo di Giancarlo Giannini, il nipote un po’ stralunato, inizialmente ostile allo zio che poi impara a conoscere meglio e ad apprezzare. Il personaggio non può non rammentare quell’Alessandro Momo di una quindicina di anni prima, spalla dello scatenato Vittorio Gassman in “Profumo di donna”, altra perla sia dell’attore che di Dino Risi, il regista che forse meglio di tutti lo seppe utilizzare (senza nulla togliere a “La Grande Guerra” di Mario Monicelli, ovviamente).

 

P.S. – Il film è disponibile su Youtube. Qualità non eccelsa ma accettabile.

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