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Vivere in pace

Regia di Luigi Zampa vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vivere in pace

di zombi
8 stelle

"vivere in pace" nell'immediato dopo guerra(anno del film) e a maggior ragione durante la guerra, può voler dire solo una cosa. anche in un paesino arroccato su un bricco che dà sulla pianura martoriata da quella cosa chiamata appunto guerra. risparmiato dai bombardamenti, rastrellamenti, processi sommari in pubblica piazza, quel paesino con chiesa, cimitero e piazza col bar e i negozietti sembra quasi vivere la vita di sempre, se non fosse che i giovani in età da arruolamento sono scappati in montagna, c'è un tedesco messo quasi più come uno spauracchio e un commissario politico che tiene d'occhio che tutto quello che si pensa e si dice sia consono al regime. vivere in pace vuol dire seguitare a fare la vita di sempre nonostante le restrizioni belliche, come ad esempio rastrellamenti tanto per ricordare come stanno andando le cose, soprattutto al medico-veterinario socialista che si permette di dire e pensare troppe cose o affiggere manifesti nei quali si ricorda alla popolazione che nascondere, aiutare, sfamare e quant'altro gli alleati è un reato che si paga con la morte, il rogo della casa incriminata e di quelle vicine. quindi, insomma, vivere senza problemi che eufemisticamente, si possono chiamare disdicevoli. ma la vita agisce del tutto indipendemente dai dictat urlati da un balcone e come si fa, umanamente parlando, a rifiutare l'aiuto a due americani rifugiati nei boschi intorno al paesello, di cui uno ferito e febbricitante, senza scontrarsi con la propria coscienza e col rischio, ovviamente, di incappare in quei rischi strombazzati nei manifesti?... come si fa?... roosevelt ha promesso ad enrico VI aiuto, dopo un week-end particolare e reale, e il minimo che i due nipoti sfollati di tigna possano fare è quello di portare aiuto. un aiuto sognato e sognante, quello di silvia chiamata palletta da franco, il figlio del vicino scappato in montagna abbagliata dal fascino esotico dell'americano joe che le racconta di come gli piacerebbe un giorno, a guerra finita, tornare lì e scrivere le memorie di ciò che sta vivendo. regista e sceneggiatori dipingono un ritratto di vita in tempo di morte, con tratti neo-realista comici e rosa, non dimenticandosi, loro e noi, che la tragedia è sempre pronta ad esplodere anche dopo una notte di ubriacatura in cui tutti sembrano amici di tutti e i nemici se ne sono tornati nella parte del cervello dedicata alle scemenze. perchè con il ritiro dei tedeschi che fanno terra bruciata abbattendo anche quelli di loro che vorrebbero solo tornare dalla famiglia in campagna a curare campi e vacche, spinti dall'avanzata alleata rimane solo di (ri)prendere in mano la vita di chi è rimasto, scordando le romanticherie esotiche di un americano lontano da casa. 

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