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Via Montenapoleone

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Via Montenapoleone

di mm40
2 stelle

Il solito prodottino involontariamente demenziale dei fratelli Vanzina, qui impegnati nella ricostruzione degli splendori e delle miserie della 'bella società' milanese, che ruota incessantemente - e soltanto - attorno al mondo dell'alta moda (quindi finanza, industria, banche e, che so, tv sono tutte cose che non esistono secondo gli immeritati figli di Steno, che firmano la sceneggiatura insieme a Jaja Fiastri). Un quadretto - al solito, per il 'sottocinema' dei Vanzina - sterile e stereotipato che si può prendere soltanto in due modi: ridendone, cioè gustandolo da spettatore totalmente 'esterno', che nulla vuole avere a che fare con l'opera, oppure lasciandosi trasportare e vivendo la visione come quella di un vero film e venendone pertanto innervositi e/o disgustati. Che i Vanzina siano pesantemente limitati e i loro lavori robetta non è una novità, ma qualcosa di meglio si poteva ragionevolmente sperare dopo il non del tutto disprezzabile giallo-thriller girato l'anno precedente su affini tematiche, ovvero Sotto il vestito niente (scimmiottamento di Dario Argento e scopiazzamento di Omicidio a luci rosse di Brian De Palma, uscito pochissimo prima: anche questo va detto). Come nel precedente titolo viene confermata fra i protagonisti la modella ventenne Renée Simonsen, nota al grande pubblico non particolarmente ferrato sul mondo delle sfilate più che altro per questioni di gossip: era all'epoca infatti la fidanzata di uno dei Duran Duran (John Taylor), LA band degli anni '80. Ed è proprio l'atmosfera degli anni '80, ridicola per natura, così ottimista in maniera fuori luogo, così effimera e boriosa a permeare tutto questo Via Montenapoleone, lavoruccio la cui portata intellettuale e ideologica si può riassumere tutta nella scena in cui Luca Barbareschi (proprio lui, il destroide!) confessa la propria omosessualità ai colleghi come un bambino confesserebbe di aver rubato la marmellata (è più forte di me, scusatemi: più o meno il tono è questo). Oltre alla porcheria formale c'è insomma un penoso guazzabuglio contenutistico a minare ulteriormente il valore dell'opera; tutto questo, è importante tenerlo a mente, quando i figli di Steno (ancora vivo, suo malgrado) avevano a disposizione poroduzioni e cast tecnici di serie A: qui per esempio si rendono correi del delitto (cinematografico) il montatore Ruggero Mastroianni e il direttore della fotografia Luigi Kuveiller, mentre producono Mario e Vittorio Cecchi Gori. Nel cast non sorprendono nomi come quelli di Carol Alt o Corinne Clery, mentre sono del tutto fuori parte Paolo Rossi e Fabrizio Bentivoglio e addirittura sprecato Renato Scarpa. 1/10.

Sulla trama

Storie che si svolgono intorno alla via dell'alta moda milanese. Uno yuppie 'in carriera' tenta il matrimonio come ultima speranza per salvare il rapporto con la fidanzata; un ragazzo ancora vergine viene svezzato da un'amica della madre; incalliti playboy incrociano le loro strade con meravigliose fotomodelle e c'è persino un impiegato che rivela la sua insospettabile omosessualità...

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