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Svanire

Regia di Angelo Cretella vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Svanire

di serenachiaraviglio
9 stelle

Svanire. Un secolo in 20 minuti

Partiamo dalle suggestioni. Dati tecnico-logistici respinti in calce, perché essenziali ma rischiano di distrarre.

Cinema. Sala.Spettatori tanti. Presentazione di massima, in apertura. Mi attendono 20 minuti o giù di lì di non so cosa. Mi aspetta l’inaspettato. Naturale! Altrimenti non sarebbe una storia da ascoltare, da leggere, da bere.

Dai primi frame mi accorgo che la fotografia mi ha già rapito. Fumoso. Bigio. Tutto sporco.Nettamente cupo. Qui non si tratta di un grigio scuro. È proprio un colore preciso: patina polverosa, quella che immagino fosse nell’aria di Casale Monferrato. Il colore della polvere d'amianto.

Michele. Tornato a casa da Edimburgo, di corsa. La sua mamma, a Succivo, non c’è più. È scomparsa. Svanita. In forse 18 minuti, Michele le dà la caccia. La cerca. Ne segue le tracce. Percorre in lungo e in largo il quartiere. E, man mano che procede, scopre altri vuoti, altre assenza. Palazzina popolare sempre più vuota. Cortile disabitato. Gente assente. Vuoti al posto della vita. Mancanze.

Un noir corto,che della corsa lenta fa il suo metronomo.

A4 con il volto della madre stampato arredano i colonnati di cemento delle palazzine.Tantissimi. Una risma intera tutta marcata. Tutta appiccicata. Fogli vicini vicini a comporre un puzzle immenso. Il puzzle dell’assenza. Svanire. Svanisce, d’improvviso, un quadro. Poi una foto. Poi il profilo della donna dalla pagina.Sui muri biancheggia il candore tragico di una cornice caduta dopo chissà quanta permanenza. E lentamente muore il tempo.

Scompaiono mobili. Scompare il letto. Scompare tutto.

Michele torna in cantina e cerca il suo passato. Porta in casa la robaccia vecchia, obsoleta. Archiviata. Riempie i vuoti con la memoria. Non vuole perderne i fili. La tiene stretta. Oggetti dello scantinato ammonticchiati, pronti al rogo. Persino Emiglio,il robottino anni ’90. Un televisore a tubo catodico. Scatoloni. E ancora, non ricordo. Potrei riguardare ma mi rifiuto. Consegno l’immagine: memoria pronta al rogo. Poi il nulla. Svanisce, sparisce, scompare anche quello. Sul pavimento solo piastrelle allineate a fare croci. Dalla finestra due colonne di fumo nero. Una moglie via skype che osserva. Una ex che cambia pannolini ad un Luigi che non c’è.

Metafora. Certo. Metafora.

Piazzale del quartiere. Una bambina. Una zingarella. Vende storie ad 1 euro. A ciascuno la propria. Michele compra. Un acquisto consapevole. Etico. 1 euro/1 storia.Ottimo rapporto qualità/prezzo.

Barattolo decorato con disegni da bambina. La lampada di Aladino versione latta 2000 e qualche cosa.

C’è solo da scoperchiare per trovare una storia. La storia. La propria risposta. E non si tratta di Osho, qui.

Barattolo. Orsacchiotto. Fili di memoria. Racconti. Storie. Un tessuto immenso, con trame di fil di ferro. Da indossare a contatto con la pelle. Senza rinunciare al calore dei fuochi.

Graffia, graffia e graffia.

L’orsetto. La memoria. La madre. La propria. Un’altra madre vegeta e non viva. Stravaccata sul divano. Cuffie nelle orecchie. L’assenza. Proprio un’assenza tangibilmente madida di niente.

Stappiamo il barattolo. Scoperchiamo il vaso. Noi. Michele. Tutti insieme. E dal barattolo giù polvere. Cenere. Amianto. Cemento. Creta. Chissà.

Polvere biancastra, come l’atmosfera. È polvere dei morti inumati. È cenere dei morti cremati. È amianto che abbiamo comprato, interrato, bevuto, respirato. È cemento che abbiamo impiegato per farci la casa, su queste terre di morte. È oblio di chi è stato. È polvere e cenere dei roghi.

Ma è anche creta. Quella del primo uomo. Quella della nascita. Della ri-nascita.

Con ago e filo non si cuce uno strappo. Con ago e filo solo ciò che si è scucito esce come nuovo.

Ma con le mani a tessere daccapo la memoria, il tempo, partendo dalla consapevolezza, dal sapore dei peccati sporchi che, nella nostra terra, si sono consumati e si consumano ancora. Con le mani di tutti possiamo farcela, a spezzare la catena esiziale,la gomma mortifera che ci cancella i volti.

Niente di sbagliato. In uno spazio di visione breve, torni a casa come se avessi vissuto dieci anni in un secondo. Che sguardo penetrante. Che bella scrittura. Che fotografia adatta. Che bella troupe.

Che dire? Svanire è un cortometraggio di 20 minuti, regia di Angelo Cretella,co-fondatore di Blow Up Film, associazione culturale nata a Caserta nel 2008 con lo scopo di produrre opere cinematografiche indipendenti e a tema sociale.

Sceneggiatura di Giusi Marchetta, Angelo Cretella e Nicola Pellino. Musiche originali – stupende– di Paky Di Maio; fotografia – inutile insisterci – di Alessandro Lanciato; costumi – e cosa possiamo aggiungere al suo nome? – Ortensia De Francesco.

Michele è Alessandro Federico. Produttore associato Mutamenti/Teatro Civico 14; produttore esecutivo Roberto Solofria; Helena Rizzo aiuto regia. Se ne sente il cuore. Se ne sente il tocco.

Il film è stato sostenuto dalla Fondazione Mario Diana Onlus e prodotto tramite crwdfunding,attraverso la piattaforma “Produzioni dal Basso”.

Parliamo di un corto che è stato voluto da chi lo guarderà. Prodotto con 14.000,00 €, ne vale almeno il quintuplo. E merita una diffusione capillare. Devono vederlo ovunque:Roma, Torino, Venezia, Cannes, Berlino. Bisogna che arrivi in Calabria,Sicilia, Puglia, Basilicata, Trentino. Persino il Vaticano deve aprirgli le porte. Perché un gioco di specchi così pulito a rifrangere roba tanto sporca è la sintesi perfetta tra eccellenza territoriale e catastrofe. A memoria, eterna, che la Campania sempre sarà la più grande produttrice di talenti. E quelli, la camorra, non li cancellerà mai.

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