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Deborah Logan

Regia di Adam Robitel vedi scheda film

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La recensione su Deborah Logan

di PrivateJoker84
2 stelle

Arrivo a The taking of Deborah Logan in quanto consigliato tra gli horror top picks di Fangoria per il 2014. Ora, credo sia venuto il momento di elencare quali siano i grandi problemi che incontra la stragrande maggiorenza dei Found Footage Movie low-budget, e perchè, salvo rarissime eccezioni (di recente, The sacrament o V/H/S, senza scomodare prodotti più blasonati come REC o Diary of the dead), lungi dal costituire un eccellente scappatoria per produrre buoni film horror con due lire ma tante idee, non funzionino innanzitutto come film, e in particolare come horror. I problemi, va detto, risiedono tutti nella scelta furbetta di giocare al risparmio su un mercato che ormai assorbe di tutto, credendo che montare materiale girato a casaccio relativo a eventi inspigabili/ambigui/sanguinolenti basti a instillare un senso di mistero e di orrore - dimenticandosi volutamente di quelle due tre regolette del pollice che, antiquate quanto vogliamo, fanno sì che un film qualsiasi possa per lo meno stare in piedi.

1) I personaggi non esistono. Nella maggior parte dei FFM non sappiamo sostanzialmente nulla dei personaggi. Non sono che pretesti utilizzati per accendere, spegnere e sbatacchiare la telecamera. Bisognorebbe spiegare ai filmaker che scelgono il FFM come strategia di narrazione che storicamente l'inserire dei personaggi un minimo caratterizzati in un film aiuta a introdurre lo spettatore nella storia, a fornirgli un punto di vista, una struttura simpatie ed antipatie, e soprattutto a spiegargli perchè dovrebbe avere un interesse in quello che sta vedendo tramite il punto di vista scelto (di norma, quello del protagonista). La scusa di mettere persone a caso in situazioni a caso dipanantesi a caso oblitera qualsiasi meccanismo di identificazione e di interessamento per le azioni dei personaggi (e quindi per la vicenda narrata). Anche in The taking of Deborah Logan, pertanto, dopo venti minuti si comincia a sbadigliare, e la domanda più frequente che ci si viene a porre è: cosa sto vedendo, e perchè diavolo dovrebbe fregarmene qualcosa?

2) Non vi è costruzione drammatica. Nella maggior parte dei FFM gli eventi si susseguono con una rapidità frenetica, apparentemente senza alcuna connessione causale. Vediamo A, poi B, poi C - perchè si passi da una scena all'altra non è chiaro (tanto si tratta di pezzi di found footage relativi a un evento misterioso giustapposti l'uno all'altro già negli intenti, no?). Anzichè una struttura domanda/risposta (o non-risposta, o risposta-inganno), abbiamo una catena di mezze risposte a domande mai poste. Anche qua, i filmaker che scelgono il FFM dovrebbero capire che un film horror altro non è che una detective story arricchita da elementi orrorifici, e che pertanto una costruzione drammatica giocata su una dialettica di ignoranza e conoscenza, in cui il porre domande e stuzzicare lo spettatore ad aspettarsi e cercare risposte nel corso della narrazione è quanto di più fondamentale per evitare che lo spettatore torni a porsi la domanda già incontrata al punto 1: cosa sto vedendo, e perchè diavolo dovrebbe fregarmene qualcosa?

3) Si muove tutto. Da un punto di vista stilistico, la maggior parte dei FFM è un gran macello. La telecamera si muove continuamente, il rilascio di informazioni nel tempo è effettuato tramite immagini perennemente sfocate, inquadrature casuali, con i personaggi (di cui già nulla sappiamo, vedi punto 1) relegati ai margini del frame. Soprattutto, manca il Mostro. Già, perchè nella gloriosa tradizione dell'horror c'era una volta il Mostro, terrificante e disgustoso. E a nulla vale nascondersi dietro il luogo comune per cui meno si vede, più terrore si ottiene. Perchè nei FFM più che poco (il necessario), non si vede realmente nulla. La frenesia dei pixel costantemente sfocati, malamente illuminati, e in turbinio continuo attiva l'apparato percettivo con una logica action - non viene lasciato alcuno spazio per la costruzione dell'orrore tramite contemplazione della violazione delle leggi di natura (il Mostro, appunto) e il lento accorgersi che la nostra percezione del mondo data per scontata va radicalmente cambiata. Nel FFM non c'è tempo per tutto questo. Alla tensione, che richiederebbe qualche momento di pausa perchè il cervello vada a creare un qualche senso di anticipazione per gli eventi futuri, viene sostituita l'ansia, provocata da un fitto incedere di immagini troppo rapido per attivare qualsiasi processo cognitivo. Si muove tutto appunto, e si torna alla domanda già posta nei punti 1 e 2: cosa sto vedendo, e perchè diavolo dovrebbe fregarmene qualcosa?

The taking of Deborah Logan non è peggio delle centinaia di cloni di The Blair Witch Project, film che involontariamente ha dato nuova vita a un genere che forse aveva già dato tutto ai tempi di Cannibal Holocaust, ma ingloba perfettamente i tre problemi elencati, e costituisce un buon pretesto per cominciare a farsi qualche domanda su un modo di girare che ormai infesta il genere da un quindicennio. Mi rendo conto che le riviste di genere, dovendo riempir pagine tutti i giorni, ormai passino il loro tempo alla caccia dell'inedito, dello stra-cult, dello straight-to-junk, e che quindi un film come questo possa anche scalare la classifica dell'anno... ma allora sarebbe il caso di cominciare a recensire qualche film di serie Z in meno, e rendersi conto che lo stato dell'horror indipendente (e non) americano, a parte qualche significativa eccezione, è ormai in stato comatoso.

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