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È arrivata mia figlia

Regia di Anna Muylaert vedi scheda film

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La recensione su È arrivata mia figlia

di alan smithee
6 stelle

A volte i film, specie quelli a carattere più intimista, quelli che si soffermano su sensazioni o aspetti meno palpabili e più interiori, si compongono di sfumature e dettagli che finiscono talvolta per appropriarsi dell’intera vicenda della pellicola, spostando l’attenzione su un particolare aspetto che invece in altre persone - magari in luoghi o paesi differenti per geografia, cultura, o semplicemente sensibilità - hanno in qualche modo messo da parte, privilegiando altre argomentazioni o sfaccettature da alte considerate di contorno.

Il celebre e (sin eccessivamente) decorato ed incensato film brasiliano che in Italia conosciamo come “E’ arrivata mia figlia”, storia di una madre costretta a vivere lontano dalla figlia per il suo lavoro di domestica in una casa benestante dove finisce per essere accolta come una “zia” e dunque quasi come un familiare, in Francia, dove è appena uscito, con un paio di settimane di ritardo rispetto all’Italia, viene intitolato “Une seconde mère”.

Sottolineando in tal modo il contesto parallelo ed alternativo alla vicenda basica: quello della madre sostitutiva ed autenticamente affettuosa, ruolo che la nostra protagonista finisce per divenire nei confronti del giovane figlio dei padroni di casa, che prova per la donna un vero, sincero attaccamento filiale, probabilmente più genuino e meno formale di quello rivolto alla vera genitrice.

Nel nostro paese invece il titolo predilige concentrarsi sulla storia principale, ovvero sul rapporto tra una madre afflitta dai sensi di colpa per non essere stata presente nell’infanzia e nell’adolescenza di una figlia cresciuta, per necessità di cose, troppo lontano dalla propria sfera, e quest’ultima, che raggiunge la madre nella metropoli e le permette in qualche modo di riscattarsi da un comportamento tutt’altro che voluto, ma che l’ha costretta a distanziarsi dagli affetti e dalla vita vera, originaria.

Il film, strutturato come una commedia a suo modo brillante e arricchita da sprazzi di simpatia e d’affetto, trova nella recitazione concitata e sopra le righe, mimica e a tratti esilarante, di Regina Casé, il suo reale punto di forza, sprecando qua e là occasioni e ritmi che infiacchiscono una vicenda interessante ed accorata seppur non nuova, e che trovava ad esempio nel piuttosto recente “La nana” (da noi più banalmente titolato “Affetti & Dispetti” di Sebastian Silva), un suo clone più sfaccettato e brillante, decisamente più compiuto.  

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