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La comune

Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film

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La recensione su La comune

di maghella
6 stelle

Anni '70, verosimilmente nella metà. Anna ed Erick sono una coppia sposata da 15 anni con una figlia adolescente: Freja. Ricevono in eredità dal padre di lui una grande casa nel centro di Copenaghen. Erick -da buon architetto- comprende subito il valore dell'immobile e vorrebbe venderlo al più presto, visto che è troppo grande per loro. Anna vede invece in questo “dono” inaspettato la possibilità di una nuova vita. I due coniugi, dopo aver fatto all'amore in una delle numerose camere decide di condividere la loro casa con altri inquilini, in modo da poter dividere le spese. In realtà è Anna a forzare la scelta di Erick, che si lascia trascinare dall'entusiasmo della moglie verso la formula della Comune, come nuovo modulo familiare. Inizia così la carrellata dei personaggi che entreranno a far parte della Comune, una decina di persone più o meno bizzarre con i loro bagagli di diversità ed eccentricità varie.

Un incipit che mi ha convinta e incuriosita molto, lo confesso, e che mi aveva aperta alle molteplici possibilità che una storia come questa poteva contenere, visto anche il nome del regista nonché autore della sceneggiatura del film: Thomas Vinterberg. Purtroppo se il film comincia bene e semina altrettanto bene gli spunti per un tema così intrigante, il raccolto nei minuti a seguire non è altrettanto soddisfacente.

La vita della Comune prosegue in maniera prevedibile per i primi tempi: piccoli screzi e incomprensioni, è vero, ma soprattutto molta condivisione e partecipazione attiva alla vita quotidiana di tutti, con tanto di riunione settimanale con conseguenti votazioni per le scelte pratiche sulle conduzioni domestiche. In tutto questo però Erick -l'anello più debole ed allo stesso tempo la colonna portante della casa- inizia a cedere. Troppa condivisione disperde l'attenzione di Anna nei suoi confronti, che al contrario riceve costantemente l'approvazione di tutti i membri della casa. Erick cede alle lusinghe di Emma, una sua giovane studentessa, con la quale intraprende una importante storia d'amore. A questo punto il film poteva avere la svolta necessaria per diventare incisivo, importante. Non è così.

I personaggi diventano immancabilmente Erick ed Anna, la bravura dei due interpreti (un ritrovato Ulrich Thomsen e una fantastica Trine Dyrhom -giustamente premiata come migliore attrice al Festival di Berlino del 2016) e i loro ruoli predominanti oscurano tutti gli altri, che diventano malgrado loro una rumorosa cornice, quasi troppo ingombrante ad un certo punto. A tal punto che in alcuni casi pare quasi che la sceneggiatura devii su alcune scene solo per giustificarne la loro presenza. L'individualismo e soprattutto l'egoismo di Erick e di Anna sovrastano su quelle che erano state le scelte iniziali di una vita in Comune.

Anna entra in crisi una volta compreso che suo marito non è più solo suo. Erick entra in crisi quando comprende che non è più padrone della sua casa e di conseguenza della sua vita. Il senso di proprietà (di cose e di affetti) è quindi il vero seme malefico di una mentalità “comunitaria” che non riesce a fiorire. Questo aspetto si intuisce e poi si apprende ma non viene mai risolto concettualmente dal film, che cerca nell'ultima parte di trovare (o di non perdere) un filo conduttore. Vinterberg è molto bravo a creare “la situazione” imbarazzante che rivela il dramma del protagonista (il “din din din” dei brindisi di “Festen” su tutto), ma in questo non vi riesce mai completamente, o comunque mai in maniera esaustiva. Così è un continuo di “situazioni” dell'ultimo momento. Il film potrebbe terminare almeno 5 volte nell'ultima mezz'ora, ma prolunga l'attesa per un finale “col botto”, che purtroppo non c'è. Peggio: cade nel banale e nello scontato. Vinterberg mi piace molto come regista, il modo come utilizza la macchina da presa e come riesce a far recitare gli attori. Mi piace anche come “autore”, termine che si può oramai tranquillamente utilizzare nei suoi confronti, ed è forse per questo che il film mi ha deluso in qualche maniera. Mi aspettavo da lui qualcosa che non è giunto. Rimane un film fatto bene e soprattutto recitato benissimo, con un finale a scelta tra i 5 o forse 6 che nell'ultima mezz'ora abbondano.

 

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