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The Room

Regia di Tommy Wiseau vedi scheda film

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La recensione su The Room

di alan smithee
2 stelle

Se non proprio il più brutto, come unanimemente riconosciuto e recentemente suffragato dal divertente ironico film di James Franco) certamente uno dei film più autolesionisti mai esistiti: come se colui che ha imprudentemente concepito il tutto, non si fosse mai reso conto di quanto imbarazzante, ridicolo, vuoto e incosistente, fosse già in sé la materia entro cui ruota tutta la non-vicenda che sta alla base di questo micidiale "The room". Per non parlare del risultato tecnico-narrativo ad opera terminata.

Tommy Wiseau - che recentemente James Franco ha fatto rivivere quanto a notorietà come l'anti Orson Welles (o, in alternativa - aggiungerei - una sorta di Ed Wood del nuovo millennio, insomma) in uno dei suoi ultimi progetti (impossibile ormai stare apasso coi ritmi indiavolati di Franco regista, interprete ed autore di sceneggiature/produttore!), con lo spassoso e apprezzatissimo (anche al TFF 2017) The Disaster Artist - ha fatto incoscientemente (si pensa, ma chi lo sa se è veramente così) un film in cui si ridicolizza in ogni modo ed in ogni situazione o frangente.

Risultato immagine per tommy wiseau the room photos

A partire dall'aspetto estetico, con il protagonista impreziosito da quegli imbarazzanti capelli lunghi tinti (o frutto di parrucca male assortita, chi può saperlo...): incredibile considerarlo seriamente come l'impiegato di banca modello, vestito in quegli abiti troppo larghi e sfatti che lo trasformano in manichino patetico. Ma è proprio il personaggio a risultare impossibile: l'uomo di buon status sociale e reddituale (ben lo sa la suocera avida, forse l'unico personaggio degno di un minimo di nota) innamorato della sua donna (scialbina, con tinta platino fatta in casa, completamente inespressiva), che invece, annoiata, lo cornifica credendosi una diva, e in più col suo migliore amico, (e come darle torto: costui è giovane, bello e finto come un personaggio di Beautiful, o come un novello Ken della Barbie, mentre Johnny potrebbe avere 30 anni portati malissimo, come 50 arrangiati in modo posticcio e grottesco, con quel viso tirato male, storpicciato solo da una parte, quegli occhi aperti in modo irregolare, quella fissità espressiva probabilmente condizionata da questi scellerati interventi estetici all'apparenza molto artigianali, se non casalinghi: un suicidio estetico, insomma.

Ma è incredibile come Wiseau si creda e dunque improvvisi, autore in tutto e per tutto, rendendosi responsabile di un pasticcio imbarazzante sotto ogni punto di vista: la vicenda non ha mai nessun elemento di interesse, le riprese sono incredibilmente sciatte, con inquadrature che spesso si ripetono tali e quali, spesso incentrate all'interno di una casa arredata in modo che definirla kitch significa quasi apprezzarla (le cascate d'acqua sulla parete, riprese nei momenti d'ammmoooore carnale, potrebbero - o sono già - diventare lo scult del nuovo secolo).

Forte di un budget limitato, ma tutt'altro che irrisorio, accampato non si sa bene come e da quali fonti, Wiseau ha compiuto con The Room un disastro eclatante, che lo ha reso comunque famoso nell'insuccesso inevitabile che si è costruito con le sue mani.

E se, come spesso è a Hollywood, la fama si misura sul metro "nel bene come nel male, purché se ne parli", il Wiseau, a suo modo, ha dimostrato di saper vincere la partita, entrando di diritto nel poco edificante guinnes dei disastri più totali mai prodotti e girati. Ma pur sempre di primato si tratta.

Detto questo, come ogni personaggio di perdente (e in The room sia Wiseau che il suo sfigato Johnny perdono tutto, dalla faccia alla fidanzata), il nostro inquietante e ridicolo personaggio ci risulta indolentemente simpatico nella sua follia ed ingenuità senza freni.

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Motivo per cui mi viene da valutare negativamente, come è giusto che sia, il filmaccio scellerato, che non si salva in nessun frangente, se non nella simpatia di fondo tutta involontaria (oltre che nell'umorismo, ancora più casuale, ma inevitabile e trascinante) che suscita nel suo complesso questa incredibile buffonata di produzione; ma meno negativamente di alcuni altri lavori più centrati, ma anche più strategicamente studiati e meditati, non frutto, come in questo caso, di una singola follia incontenibile, e cio nonostante frutto parimenti di pessimi e ancor più insopportabili risultati.

Un film a suo modo - e sempre inconsciamente - istruttivo: per imparare a comprendere cosa non bisogna fare al cinema, o in generale con una camera o uno strumento di ripresa sotto mano.

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