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Andiamo a quel paese

Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film

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La recensione su Andiamo a quel paese

di M Valdemar
4 stelle

 

locandina

Andiamo a quel paese (2014): locandina


Il senso del film (e del titolo) sta tutto alla fine, quando cala il siparietto - l'ennesimo - che vede impegnati Ficarra e Picone mentre sono in attesa nell'anticamera (mortuaria) del potente politico/signorotto locale per chiedere la sacrosanta raccomandazione.
La "satira". Che t'aspetti: buonista, prudentissima, generica, televisiva e cabarettistica (nei modi e nei tempi, nello scenario tranquillamente intercambiabile con un programma a tema del piccolo schermo), a colpo (comico) sicuro, garbata, trita; in ultima analisi, innocua. Innocuità che riveste e riempie quanto accaduto prima, sulle rotte tipiche della commedia nazionalpopolare che conducono dalle parti della farsa/parodia (vera cifra stilistica dell'operazione), ma sempre con - vaghi, opportunistici, prestestuosi - riferimenti ed intenti satirici/ironici sull'attuale stato della crisi (economica e sociale), sui malcostumi endemici dell'Italia (e della Sicilia).
La sceneggiatura è costruita - per così dire - attorno ad uno spunt(in)o simpatico quanto esile: difatti, il film altro non è che una sequela scoordinata di sketch spesso di bassa lega (sebbene non volgari, almeno) e ripetitivi fino alla nausea/noia (vedi i battibecchi continui dei Nostri), nell'ottica di una comicità regionalistica stantia e statica ancorata a modelli e stilemi usurati, (tra)passati; buoni evidentemente per altre destinazioni (magari della stessa compagnia che produce e distribuisce).
Ad essere bellamente sfruttata è l'inesauribile fonte dalla quale sgorgano - ormai stagnanti - gli inevitabili toni folcoristici di cui traboccano le nostre commedie: situazioni-fotocopia del paesello di provincia (viste e straviste le commari, le piazze, le "fughe" di notizie, le ciance ecc.), scenette d'avanspettacolo (quelle dal barbiere Frassica; o i duetti tra il padre Ficarra e il bambino Ugo che gli "insidia" la figlioletta, ad esempio), motivi-barzelletta ricorrenti creduti estinti (il carabiniere assasi poco sveglio Paolantoni), e immancabili inserti sentimentali (la melensa inverosimile liaison Picone- Fatima Trotta).
Che poi la storia perda pure colpi (cioè, tutti in paese sanno del matrimonio dello "scandalo" tranne la Trotta?) è un trascurabile dettaglio: l'importante è far ridere. Solo che, salvo sporadici momenti (giusto un paio di battute), tendenzialmente non fa ridere, né amaro né di gusto: forse sarebbe stato il caso di (cercare di) andare oltre la mera riproposizione (oltretutto poco ispirata) di un repertorio e di maschere che stanno meglio altrove.

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