Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Non "anticipa" la spettacolarizzazione (vecchia quanto il mondo; semmai la sua esasperazione attuale): chi sa vedere la vedeva già allora. Né è "l'ultima unghiata" di Wilder: sono tali anche le sue commedie, nonostante il tono leggero; semmai con il tempo e con l'ironia le sue critiche diventano più incisive, penetranti e complesse. Né è il suo film più "nero": è assai più feroce Fedora, uno degli ultimi. Questo comunque non denuncia tanto il cinismo dei media, quanto quello degli uomini, o piuttosto delle masse, del "pubblico", a cui i media si adeguano (e se non lo fanno perdono audience); anzi, il personaggio migliore, unico positivo, è proprio il direttore del giornale; ma vedremo che anche Chuck, il protagonista… Giornalista consapevole di ciò che vuole il pubblico, è disposto a molti compromessi per raggiungere il successo, in nome di una giustificazione che oggi è diventata etica professionale, che il giornalista deve informare, non moralizzare... anche se poi utilizza a proprio vantaggio le corruzioni e favorisce o crea i casi che gli tornano utili: come oggi sempre più si fa, fino a trasformare l'informazione stessa in oggetto di informazione e protagonista attiva della politica su cui informare; ma evidentemente erano cose già presenti allora e sempre; già Omero cantava gli aedi cantori della guerra di Troia… ma alla fine si ribella alla conclusione tragica, cerca di costringere lo sceriffo ad evitarla, rifiuta la cinica moglie della vittima, torna al vecchio giornale per denunciare tutto il fatto, comprese le sue colpe... Il titolo italiano (fedele a quello originario) allude al cinismo del successo giornalistico, ma il nuovo titolo (The big carneval), più fedele allo spirito del film, allude al cinismo e all'indifferenza di tutta la folla, pronta a trasformare in un "grande carnevale" anche la tragedia. Anche lo "sfruttamento" della vittima da parte del giornalista è relativo: è vero che lo fa stare (nelle intenzioni) solo qualche giorno in più in miniera, ma lo "ricompensa" con fama e denaro, che la stessa vittima desidera e considera appaganti... se non altro per contentare la moglie. Il "carnevale" è cinismo e ipocrisia, nel far festa in nome di pretesi e solo apparenti sentimenti umanitari (trapelanti proprio nel primo "turista" arrivato sul posto).
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