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The World of Kanako

Regia di Tetsuya Nakashima vedi scheda film

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La recensione su The World of Kanako

di Cappiodelsole
8 stelle

The World of Kanako è uno dei più cupi, violenti e cattivi film che personalmente abbia visto negli ultimi tempi. Un Miike (a livello di violenza visiva) senza però l'ironia che contraddistingue i film di Miike, e per questo ancora più spietato.

 

La storia. Un ex-poliziotto (Koji Yakusho, che qualcuno ricorderà in altri film come 13 assassini) alcolizzato e divorziato indaga sulla scomparsa della figlia Konoko (la bella Nana Komatsu). Ma le indagini presto si riveleranno solo un pretesto per un viaggio attraverso il lato più oscuro e malato della società giapponese, e anche la figlia pian piano non si rivelerà più tanto innocente e ingenua come appariva all'inizio...

 

Tematiche. Nakashima riprende in questo film la tematica del disagio adolescenziale già vista in Confessions, e in particolare l'idea di fondo che gli adolescenti da vittime della società imparano presto a diventare carnefici. Ed è inevitabile che diventino vittime della società perché la società stessa è malvagia, ma non in quanto entità astratta, bensì in quanto somma di individui malvagi. In tutto il film, non c'è un personaggio realmente buono; anche il protagonista, il padre di Konoko, rivelerà nel corso del film una natura violenta e con pochi scrupoli.

C'è qualche speranza che viene suggerita nel corso del film? Nessuna, il messaggio di fondo è spietatamente nichilista e tutti i personaggi, in particolar modo i giovani, sono votati all'autodistruzione.

 

Estetica. Il regista Nakashima abbandona in parte lo stile che lo aveva reso così peculiare nelle sue opere precedenti (Memories of Matsuko, Confessions), costituito principalmente da un'estetica da spot pubblicitario, con immagini colorate e ultrapatinate e un uso massiccio del ralenti. 

Per questo film adotta invece uno stile molto più dinamico, elimina quasi completamente i ralenti e sceglie ambientazioni cupe, con pochissima luce e fotografia scurissima. Violenza in grandi quantità e senza sconti chiudono il cerchio a costituire uno degli stili più efficacemente disturbanti del cinema contemporaneo.

Cosa rimane dello stile dei precedenti film di Nakashima: la colonna sonora ricca e invasiva, a tratti molto efficace (bellissima la versione "acida" di House of Rising Sun, quasi a suggerire il degrado morale e sociale di certe scene); il montaggio alternato, con numerose sovrapposizioni narrative arricchite da flashback e sequenze ripetute più di una volta durante il film, il tutto a dare una percezione di pienezza barocca che a tratti stanca, nausea e alla lunga rende poco chiaro lo svolgersi della vicenda. 

 

Lo ammetto, lo stile nel complesso mi irrita. Non lo avevo apprezzato nel precedente Confessions, e non l'ho apprezzato nemmeno in questo film. Per capire poi alcune parti della storia una seconda visione mi è stata d'obbligo, data la stratificazione eccessiva della narrazione. E nonostante questo, certi aspetti continuano ad essermi amibigui. 

 

La figura di Konoko. Per esempio, non mi è chiara la psicologia di Konoko. Indubbiamente un personaggio estremamente complesso: una femme fatale che dietro l'apparenza angelica nasconde una natura irrimediamilmente perversa, a tratti demoniaca. Ma non sono chiare alcune sue azioni, e sarebbe troppo semplicistico giustificarle con il termine "pazzia", termine a cui comunque rimandano diversi elementi nel corso del film. Non voglio spoilerare, ma se qualcuno ha visto il film sono molto aperto al dibattito riguardo questa figura che nonostante tutto è indubbiamente affascinante.

 

Giudizio complessivo. Il film, come detto, è così peculiare da un punto di vista stilistico che può piacere o non piacere a seconda dei gusti. Oggettivamente encomiabile è però la potenza visiva del complesso, così efficace nel rappresentare una realtà cattiva, perversa, drammaticamente senza speranza da lasciare nello spettatore una sensazione di sporco e di nausea che si protrarrà per giorni dal termine della visione.

Spring Breakers (che da un punto di vista tematico e in parte anche estetico è affine a The World of Kanako) è un filmetto per adolescenti, se paragonato alla durezza espressiva di quest'opera - senza nulla togliere al valore artistico del film di Korine.

 

Sicuramente un film molto impegnativo da vedere e ancor più da digerire, e però ingiustamente ignorato dai più. Assolutamente non consigliabile come visione da svago.

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