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Senza un attimo di tregua

Regia di John Boorman vedi scheda film

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La recensione su Senza un attimo di tregua

di Antisistema
9 stelle

Il montaggio cinematografico ha subito nel corso della sua storia una lunga evoluzione, ma sicuramente negli anni 60' con le verie avanguardie, ha trovato soluzioni nuove ed originali, subito riprese poi dai film americani della Nuova Hollywood. 

Senza un attimo di Tregua di John Boorman (1967), avrebbe meritato sicuramente una candidatura agli oscar come miglior montaggio e la possibilità di giocarsi la vittoria in tale categoria (Ma non solo) contro i coevi Due per la Strada e Gangster Story, due pellicole che della frammentazione, scomposizione e ricomposizione hanno fatto la loro forza, ma aventi con il film di Boorman un'altra cosa in comune; l'essere state incredibilmente ignorate in tale categoria in quell'annata a favore di pellicole come il Dottor Dolittle o Indovina chi viene a Cena, che in confronto alle sperimentazioni innovative nella costruzione delle immagini di tali tre film, risultavano indietro di 20 anni nella costruzione della narrazione.

Il debutto americano di Boorman, è una sorta di gangster-noir che si basa di un uomo di nome Walker (Lee Marvin), finito in prigione dopo essere stato truffato e quasi ucciso dal suo compagno di rapine. Walker sopravvissuto, riesce ad evadere e aiutato da un misterioso complice di nome Yotz (Keenan Wynn), dà la caccia al suo vecchio amico per ottenere indietro i 93.000 dollari rubati, che gli spettavano come parte della rapina.

I punti di forza del film risiedono senz'altro nel suo protagonista, interpretato da un Lee Marvin taciturno, solitario e sentitamente maliconico, il quale però insiegue disperatamente i propri soldi sottrattagli; forse una mera scusa per giustificare la propria sete di vendetta celata a fatica e ritratto come un anti-eroe moderno con la sua ossessione nel raggiungere un qualcosa che secondo la sua logica, gli spettava e che il suo ex-compagno Reese (John Vernon) invece ha rubato, prendendosi con sè anche la moglie di Walker, che ha scelto scientemente di tradirlo. 

Il ritmo del film è sincopato, basandosi su lunghissimi momenti di stasi, che improvvisamente esplodono in una forte carica di violenza distruttiva che dura appena un minuto al massimo, per poi riassestarsi su ritmi molto più calmi e sostenuti, seguendo in questo l'indole comportamentale del suo protagonista. 

 

Lee Marvin, Angie Dickinson

Senza un attimo di tregua (1967): Lee Marvin, Angie Dickinson

 

L'elemento di maggior forza del film, riguarda sicuramente l'elemento del montaggio, si cui il regista fà ampiamente uso di molte delle potenzialità offertagli da esso. Flashback e flashforward abbondano, un'azione a cui assistiamo in un momento, ci verrà spiegata e chiarificata poco più avanti, lasciando lo spettatore in preda ad un flusso di immagini, che si affastellano nella mente di Walker come dei continui Deja vu che improvvisamente emergono dal passato. 

L'influsso di alcuni film della Nouvelle Vague è evidente sotto tale aspetto, così come l'utilizzo talune volte di ellissi, che combinato con l'uso di una regia straniante e allucinta nell'inquadrare superficie di vetro e le geometrie verticali e spaziali degli edifici dell'organizzazione, fusa ad lavoro anche sugli effetti sonori, contribuiscono a dare un'armosfera onirica e rarefatta all'intera vicenda, che non può che concludersi con un bel finale enigmatico in cui ci si rifugia nella totale oscurità di enorme ammasso di cemento. 

Se l'indefinitezza gioca a favore della costruzione del protagonista, non presenta adeguati vantaggi quando viene adoperata nel descrivere tutti gli altri personaggi di contorno, che a dirla tutta risultano essere abbastanza squadrati nella scrittura, così come la vicenda risulta essere tutto sommato abbastanza semplice nei risvolto e negli snodi narrativi.

All'epoca tale pellicola fu un flop al botteghino; evidentemente anche se la pellicola non disegnava qua e là tocchi improvvisi di violenza e un nudo (anche se non proprio marcato) di Angie Dickinson, a respingere il pubblico ci pensava il montaggio frammentato nella primissima parte di film, le ellissi ed una certa indeterminatezza ed evanescenza della vicienda, che contribuisce a non far empatizzare con alcun personaggio. Nel corso del tempo è stata rivalutata dalla critica e una porzione di essa specialmente in america, considera tale film un vero e proprio capolavoro senza mezzi termini. 

Diciamo che  si concorda con l'agettivo, anche se non in temini assoluti, perchè il film ancora oggi affascinante, sicuramente forse è "troppo di genere" per alcuni (non è un Gangster Story che si propone come riflessione della società contemporanea), ma è una pellicola da tirare fuori dall'oblio in cui sembra essere stata confinata, non chè la miglior opera di John Boorman, che no nritornerà mai più a questi livelli qualitativi. 

 

Lee Marvin

Senza un attimo di tregua (1967): Lee Marvin

 

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