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L'altra Heimat - Cronaca di un sogno

Regia di Edgar Reitz vedi scheda film

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La recensione su L'altra Heimat - Cronaca di un sogno

di alan smithee
10 stelle

FESTIVAL DI VENEZIA 2013 - FUORI CONCORSO
Perché tenere fuori concorso una delle opere migliori della rassegna? Peraltro capolavoro annunciato considerata la valenza dei tre "Heimat" che hanno preceduto questa ultima fatica di Edgar Reitz. Misteri che non comprendo.
"L'altra patria" è quella delle colonie, delle terre lontane dove il "sole nasce quando qui tramonta"; dove il freddo non esiste e "a Natale fioriscono le rose". Siamo nella prima metà del 1800, inizio anni '40 e in una zona rurale della Germania gli antenati della famiglia Simon vivono dei frutti (e delle incognite) della terra. Con sei figli morti in età adolescente, ai Simon sono rimasti i due maschi Gustav, il maggiore appena tornato dal militare e Jacob, lo studioso e colto della famiglia, e dunque bollato come lo scansafatiche, lo "strano" del nucleo. Ad essi si aggiunge una sorella fuggita di casa per un amore non accolto bene in famiglia. L'epopea dei Simon si sviluppa in questo ultimo Heimat nell'arco di pochi anni, quando le allettanti prospettive di una migrazione nelle terre calde del Brasile offrono al sognatore Jacob l'opportunità di prepararsi ed apprendere addirittura con meticolosità straordinaria lingue e dialetti del posto. Poi le circostanze della vita faranno si che Gustav gli soffi l'opportunità della sua vita, così come la moglie, affievolendo e rendendo vane tutte le idee e i sogni di una nuova vita maturate da tempo nel giovane. Il nuovo Heimat mantiene lo stile narrativo felice e scorrevole dei precedenti capitoli, che rende le quasi quattro ore della pellicola veloci e indolori: impossibile non immedesimarsi nella saga coinvolgente di una famiglia come tante allora, decimata ogni anno dalla rigidità di inverni massacranti, da epidemie di difterite che mietevano decine di vittime tra gli infanti rendendo addirittura necessari funerali di massa.
Anche in questa occasione il suggestivo bianco e nero lascia spazio a contenute e felici aperture al colore che rischiara con un potere quasi mistico piccoli particolari fondamentali a dare speranza di continuità e di un avvenire possibile. Un avvenire che solo il potere aggregante della famiglia può garantire, mentre iniziano a costruirsi, con l'ingegno casalingo e l'intuizione personale, i primi motori a vapore che daranno vita ad una rivoluzione industriale capace di aprire le porte al progresso e al '900, e di conseguenza agli Heimat che hanno preceduto questo tardivo e riuscitissimo capitolo iniziale.

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