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Maps to the Stars

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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Barone Cefalu

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La recensione su Maps to the Stars

di Barone Cefalu
6 stelle

Cronenberg, da sempre attento a svelare le contraddizioni dell'essere umano, della sua parte oscura che a volte lotta e a volte domina la sua coscienza, continua nel suo cammino. Ed è un cammino, quello del regista, che un tempo raccontava della trasformazione tramite la rappresentazione vivida, cruda, simbolica e dell'assurdo; suppurazioni di uno stato che trovava sfogo in un quadro allegorico affascinante, morboso ed autodistruttivo.

Negli ultimi film si è notata una trasformazione nello stile del regista ma, soprattutto, nella rappresentazione dell'uomo. Ciò che un tempo era secreto, evidente, sviscerato, adesso è contenuto, quasi accettato, ed osannato.
Continuando il discorso cominciato con Cosmopolis (all'inizio proprio il regista gli rende omaggio con le prime battute del film, "avevo ordinato una Limousine stretch", "questa era l'unica disponibile", risposta del bravo e misurato Robert Pattinson che vede il suo ruolo cambiare ironicamente da ospite ad autista, il regista ci vuol dire che siamo noi, gli spettatori, ad esser cambiati. Il mercato globale, l'uomo globalizzato e tecnomedievale, se mi permettete il termine, comincia ad essere spettatore immune e abituato alla menzogna di un mondo che ha accettato che i suoi eroi siano esseri corrotti, assassini, e portano una maschera ormai trasparente come la casa totalmente esposta da enormi vetrate della coppia incestuosa interpretata da Cusack e Gadon.
L'unica a portare i segni sul proprio corpo è proprio la figlia della coppia che rappresenta il frutto della corruzione, allontanato con ogni mezzo per mantenere una parvenza di "normalità".
Interessante l'idea di Cronenberg, ma ho trovato i dialoghi, volutamente o meno, troppo vuoti e superficiali, ed alcuni attori veramente sopra le righe come a voler affermare "facciamo parte di questo mondo ma in realtà ci distinguiamo", come la prova di Julianne Moore che comincia ad incrostarsi nel ruolo di donna affascinante e decadente e John Cusack nell'uomo psicotico da due volti. Bravi, misurati ma leggermente spaesati il resto degli attori.
Non sono ancora certo di apprezzare lo stile asciutto, crudo ma fragile di certi film recenti, dove l'immagine è volutamente scarna ed appiattita, i dialoghi poveri e la recitazione atta a risaltare la povertà contemporanea: credo che un certo tipo di maestria, di immagine, di recitazione, vada preservata e non allontanata e, in Cronenberg, preferivo la sua visione artistica occidentale nella rappresentazione del grottesco che camminava pari passo allo sguardo orientale e complementare di Shinya Tsukamoto.
Trovo anche che un certo tipo di disagio sia ormai fin troppo descritto nelle più sottili sfumature e varianti, pensiamo ai vari film di Lynch, alle sceneggiature di Bret Easton Ellis e via dicendo. 
Maps to the Stars è un film per me interessante ma limitato e quindi deludente nella sua rappresentazione.
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