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Beneath

Regia di Larry Fessenden vedi scheda film

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La recensione su Beneath

di scapigliato
9 stelle

Un lago avvolto da un’oscura leggenda. Un gruppo di ragazzi che finito il diploma e prima di separarsi per il college vogliono trascorrere un’ultima giornata insieme. Vecchi amori, vecchi rancori, segreti indicibili, wilderness e un mostro sotto le calme acque del lago. Gli ingredienti per il classico slasher impostato sui moduli narrativi dell’animal attack movie – personaggi stilizzati e rappresentativi del tipo, luoghi archetipali, situazione ad imbuto con i personaggi che tendono tutti verso un polo d’attrazione comune, avvisaglie della minaccia fino all’escalation finale e ovviamente il finale aperto – è ravvisabile fin da una breve sinossi, ma il film di Larry Fessenden, che si divide tra regia e recitazione, è impeccabile nel saper giocare con gli stereotipi del genere e la pancia dello spettatore, strizzando l’occhio anche a chi ha il palato fino.

Non ci sono tempi morti. I ragazzi arrivano al lago, cominciano a punzecchiarsi, salgono in barca, qualcuno trasgredisce alla regola di non buttarsi in acqua, contravvenendo all’avviso del vecchio guardiano della soglia, e il mostro appare. Un mostro acquatico, un pesce gigantesco e carnivoro dai denti aguzzi come quelli di quei pesci orrendi che popolano i fondi degli oceani. Dargli anche una lettura fallica non è fuori luogo visto che il fulcro dei momenti di massima tensione tra i vari personaggi è di carattere sessuale e coinvolge soprattutto la sfera maschile.

Sei i personaggi: il protagonista e custode delle leggende del nonno sul lago, munito pure di amuleto per proteggersi; la ragazza “virginale” ma non troppo di cui è innamorato e di cui era il fidanzatino alle superiori; i due fratelli belli, atletici e ricchi, di cui uno è il tipico maschio alfa ed è anche il nuovo fidanzato della protagonista mentre l’altro è la sua ombra in tono minore, abbastanza manipolato e dal carattere ambiguo; la reginetta della scuola dalle doti atletiche; e infine, il nerd ossessionato con le riprese in go-pro con la quale filma ogni singola cosa perché vuole diventare il nuovo Steven Spielberg.

Tutti amici. Qualche frecciatina, ma comunque tutti amici. Fino a quando il mostro arriva a mordergli il culo. Da quel momento in poi si scatena un’incredibile lotta al massacro. Una lotta psicologica e fisica narrativamente ben scritta e ben resa, e concettualmente molto intelligente. Infatti, quando i ragazzi capiscono che possono salvarsi avvicinandosi alla riva solo se il mostro è distratto mentre divora una vittima, iniziano a votare chi dovrà sacrificarsi, senza però aver fatto prima un bel discorso per salvarsi la pelle. Discorso. Voto. Eliminazione. Le relazioni sociali e amicali sono ormai costruite sulla logica barbarica del reality show, che è dopotutto il massimo spettacolo del capitalismo. Una nota di intelligenza, quindi, che non stona affatto all’interno di un horror di ottima fattura dove il mostro, costruito sul modello dello squalo di Spielberg al quale si rifà dichiaratamente, batte dieci a zero il digitale per resa plastica, il cui effetto di realtà è indubbiamente maggiore, e per resa iconografica. Inoltre, il taglio delle riprese e la fotografia aiutano ad ammantare questa storia di millennials sfigati, di testosterone e repressioni – la lotta omoerotica tra i due fratelli la dice lunga - di una sensibile atmosfera di magia e mistero.

È un film pericoloso anche per lo spettatore. I personaggi istigano all’odio incondizionato. Li vorremmo tutti giù in acqua subito, ma è bello godersi il body count in santa pace.

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