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Il ribelle

Regia di Giancarlo Bocchi vedi scheda film

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La recensione su Il ribelle

di lamettrie
9 stelle

Meraviglioso, soprattutto per il messaggio che veicola, documentario sulla politica seria. La vicenda di Picelli è paradigmatica: indipendente da ogni potere economico privato, e quindi antifascista: ha pagato per questo. Indipendente anche da ogni menzogna, anche a quella atta a coprire i crimini creati dall’arroganza del potere politico: perciò antibolscevico, e nella fattispecie avversato da Stalin.

L’ineccepibile documentario di Bocchi ha il merito di collocare questo genio nella sua versione più autentica, e quindi nel contempo quella più lontana da ogni vantaggio scorretto individualistico: leccare i piedi ai padroni dell’economia privata (e quindi al fascismo), così come ai prepotenti burocrati (e quindi ai sovietici, che hanno tradito il comunismo genuino, soffocandolo nella culla), ha portato vantaggi terrificanti, cui il protagonista si è sottratto.

La sua figura si staglia accanto a quella di un altro grande sconfitto della storia: Gramsci che, proprio perché sconfitto dai grandi criminali della storia, appare però un eroe vincente della storia, nell’ottica di chi legge la storia secondo l’aureo principio della massima felicità per il maggior numero. Il miglior criterio da adottare, se non forse l’unico.

Meravigliosa la sua coerenza: non adulterata dall’agiografia, bensì reale, macerata dalla coerenza con i propri principi di giustizia universale. Calpestando tali principi, anche Picelli ne avrebbe tratto tanti vantaggi. Ma, proprio perché si è rifiutato di cercare vantaggi da compromessi osceni, ecco che ha accettato tutti gli svantaggi che ne seguivano necessariamente. Vi si sarebbe sottratto volentieri, ma solo se il mondo fosse stato giusto; ma, giacché il mondo premia i ricchi malvagi più di tutti gli altri, ecco che non si è potuto esimere dalle scelte che di volta la sua coscienza gli imponeva (come quella, da giovane, di partecipare alla Croce rossa). Non si è certo tirato indietro, rischiando sempre fino alla morte. Che poi puntualmente è arrivata, per mano di uno dei tanti assassini fascisti. Ma che sarebbe potuta avvenire anche per via dei tramescamenti, ampiamente documentati, dei comunisti di Stalin: che non potevano permettere la vera democrazia comunista dal basso, e che quindi avevano bisogno del monopolio ossessivo, dogmatico, fanatico, falsificatore del gruppo dei lacchè interessati di Stalin, complici delle centinaia di migliaia di delitti di costui.

Un grande film, breve, veloce, serio autentico, sull’antifascismo e sull’antibolscevismo, che è come dire sull’antistalinismo ma non sull’anticomunismo. Infatti il comunismo vero, quello dell’uguale felicità di tutti, è stato tradito dall’Urss e dal Pci italiano, e da Togliatti in primis; ma Picelli lo promosse nei modi più seriamente commuoventi, fin a morire per quella causa.

Film come questi aiutano a ricostruire la lettura storica del 900: in cui l’Urss è stato uno dei primi avversari dei diritti dei popoli, al contrario di tanta retorica, non meno del nazifascismo, degli Usa, dei grandi imprenditori, che ovviamente hanno sempre, per interesse, avversato democrazia, uguaglianza e giustizia.

Come spesso è accaduto, i veri migliori sono emersi dall’Emilia: qui, da Parma. Memorabile la descrizione dell’ultima resistenza vincente antifascista, lì avvenuta, su suolo italiano. Stupenda la descrizione della necessità di quest’uomo di armarsi: non per amore delle armi, né per amore della violenza in generale, né per amore della prepotenza. Tutti, questi, miti diseducativi tradizionalmente incoraggiati a destra attraverso l’ignoranza; ma Picelli agì solo per difendere l’identico diritto di tutti alla felicità. E ciò, a volte, ha richiesto, e può richiedere, pure gesti estremi, come quelli messi in atto da Picelli sempre, quando era il caso.        

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