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Henri

Regia di Yolande Moreau vedi scheda film

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La recensione su Henri

di alan smithee
8 stelle

CANNES 2013 - QUINZAINE DES REALISATEURS
In  vent'anni di frequentazioni di Quinzaine noi spettatori ne abbiamo viste di tutti i colori, o, per dirla alla Ridley Scott, "cose che voi assenti nemmeno immaginate": mucche giganti che volteggiavano come giganteschi palloni volanti tra i palazzoni che circondano il Palais Stephanie, ragazze discinte come majorette che regalano gelati per placare l'arsura di certe estati precoci (meglio di niente!!), belle indiane tutte pittate che dispensano scialli colorati e danzano sinuose per la strada (e' successo l'anno scorso alla presentazione del bellissimo Gangs of Wassypur); ma mai come quest'anno ci siamo sorpresi di veder accorrere nei pressi della coda per l'accesso alla sala, un camioncino da panineria ambulante che ha dispensato al pubblico paziente e, quest'anno, particolarmente infreddolito dal tempo inclemente, patatine fritte senza risparmiarsi. A servirci, dinamica e spiritosa ma naturalissima come se fosse una cosa normalissima, niente meno che Yolande Moreau, donnone belga splendido nel suo goffo portamento che ormai bene conosciamo grazie alle sue indimenticabili interpretazioni: gli occhietti piccolissimi ma acuti ed intelligenti, vivi e vitali, furbi e determinati, la grande donna non perde un cliente ed accontenta quasi tutti. 
Cosa lega questa simpatica ed originale trovata pubblicitaria col film bello ed intenso della bravissima attrice e regista lo capiremo poco dopo nel corso della trama. Che vede al centro un immigrato di origini italiane gestire a Charleroi, in Belgio, un ristorantino assieme alla determinata moglie che, al contrario di lui, sognante e meno concreto, ne segue pure la contabilità e le problematiche più concrete. L'improvvisa scomparsa della consorte getta nel panico l'omone, un po' immaturo un po' infelice, sempre tendente alla bevuta e succube delle decisioni di una sposa che invece scompare improvvisamente senza nessun preavviso. Incapace di gestire efficacemente da solo l'attività, Henri trova in Rosetta, giovane ragazza con un leggero handicap mentale, un aiuto più morale che concreto. Dopo una iniziale difficoltà a comunicare, tra i due nasce un'amicizia tenera che sfocia in un sentimento più profondo ma difficile da mandare avanti. E il sogno di rilevare un chiosco mobile adibito a friggitoria sulle rive del mare tempestoso ma affascinante del Nord Europa è un sogno che pare realizzarsi e dare speranza ad un'unione impossibile. La Moreau è molto brava a dirigere un attore sconosciuto e straordinario come Pippo Delbono, uomo qualunque, indolente e debole che sa trovare una dignità e un codice di comportamento, grazie ad un gesto piccolo che lo nobilita e lo rende per una volta una persona indispensabile per qualcuno, dopo tanto grigiore e lento appassimento. Una bella sorpresa che conferma le capacità artistiche di un'attrice dalle mille sfaccettature, e qui personalità cinematografica completa e di grande sensibilità.

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