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Jug Face

Regia di Chad Crawford Kinkle vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Jug Face

di undying
5 stelle

Un gruppo di persone, costrette a vivere in un contesto d'altri tempi, subisce gli effetti di una fede (in)naturalmente legata a riti sacrificali. Esordio in regia che non brilla per originalità, nonostante il film appaia molto ben realizzato.

 

locandina

Jug Face (2013): locandina

 

La giovane Ada (Lauren Ashley Carter) è nata in una micro società arretrata, costretta a vivere in una capanna rurale, in miseria, occupandosi del nonno invalido. Incestuosa con il fratello Jessaby (Daniel Manche), viene destinata in sposa a Bodey (Mathieu Whitman). Le regole del villaggio sono elementari ma anche rigide e legate ad una concezione arcaica del soprannaturale. Gli anziani del luogo, in passato, scavarono una enorme fossa destinata ad accogliere il sangue di vittime sacrificali. Da allora l'atto sanguinario permette ai locali di ingraziarsi una forza benevola, che può curare le malattie e garantire il necessario alla sopravvivenza. La scelta della persona da sacrificare ricade su una sorta di santone locale, Dawai (Sean Bridgers), il quale -con sistema medianico- incide i volti dei predestinati su vasi di terracotta. Ada, appreso di essere rimasta incinta del fratello, scopre anche, con terrore, di essere la prossima destinata al sacrificio. Impaurita, ruba il vaso e sconvolge i piani di una forza ancestrale e adirata che inizia a prendere di mira le persone a lei vicine, cominciando proprio dal fratello.

 

Sean Bridgers, Lauren Ashley Carter

Jug Face (2013): Sean Bridgers, Lauren Ashley Carter

 

Esordio in regia di Chad Crawford Kinkle, supportato dalla promozione di Lucky McKee, dagli effetti speciali (parsimoniosi per non dire assenti) di Robert Kurtzman e dal cineasta Larry Fessenden (interpreta il padre di Ada). Oltre ad occuparsi della direzione Crawford cura la sceneggiatura, ispirato evidentemente dal più celebre The village di Shyamalan. Anche qui infatti un gruppo di scaramantici individui, con la mente ferma al passato, sceglie di vivere isolato in un un posto sperduto, lontano dalla civiltà. Le persone dell'infausto luogo sopravvivono di espedienti, hanno regole ben definite e credono fermamente in un potere soprannaturale che -scaturito da un pozzo- garantisce il benessere in cambio di progressivi sacrifici umani. Colpisce, di questo ancora inedito (in Italia) Jug face, la cura di messa in scena, con ricostruzione (nel Tennessee) di un ambiente retrogrado non solo per modo di vivere (ossia costumi) ma fermo millenni indietro soprattutto per le usanze. Usanze che ricordano, ad esempio, i sanguinari rituali Maya, in quanto anche qui i "sacrifici" vengono eseguiti sulla cima del pozzo in maniera piuttosto simile, con il sangue incanalato lungo il bordo della "sacra" buca. Dopo un incipit fulminante, caratterizzato da cartoni (non animati) dal tratto infantile che raccontano la genesi della crudele religione, Jug face si perde però in una lentezza a volte pesante, e in un inviluppo tematico che non si distingue dalla media di decine di horror, anche di molto antecedenti. Nonostante le ottime prestazioni degli attori (veramente eccezionale ad esempio Lauren Ashley Carter) il film finisce per accartocciarsi su se stesso, privando sostanzialmente la visione di un più puro spettacolo.

 

Sean Bridgers

Jug Face (2013): Sean Bridgers

 

La finezza delle intenzioni (una critica ad ampio raggio sulla nascita del fideismo religioso, la condizione delle donne subordinata alla prepotenza di una società patriarcale) si scontra dunque con una più convenzionale narrazione che procede -a sbalzi- in direzione di orrori ancestrali, intimamente legati al DNA dell'essere umano. Orrori, tipo appunto quello del sacrificio umano, che sono comunque pur sempre presenti nel nostro subconscio e che sono causa di una inevitabile scaramanzia. Scaromanzia ch'è logicamente ben presente negli individui costretti a vivere in una società arretrata ma che aleggia anche nelle affollate e frenetiche metropoli post duemila, animate da persone perse con lo sguardo in un computer, un tablet o nel touch-screen dell'immancabile smartphone.

 

Larry Fessenden

Jug Face (2013): Larry Fessenden

 

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