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La ragazza di Trieste

Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film

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La recensione su La ragazza di Trieste

di mmciak
6 stelle

"La Ragazza di Trieste" diretto da Pasquale Festa Campanile
nel 1980, devo dire che non mi è dispiaciuto.

La storia racconta che Dino Romani,disegnatore di fumetti, che
abita nelle vicinanze di Trieste, che un giorno, mentre si trova
sulla spiaggia, assiste al salvataggio di una ragazza, Nicole,
dall'annegamento.

Tra i due comincia una relazione che si ripete occasionalmente,
però la giovane spesso scompare inspiegabilmente per lunghi periodi.

In Nicole c'è qualcosa di strano, ma Dino non riesce a capire di
cosa si tratti, per il motivo che racconta spesso bugie mirate
a nascondere qualcosa.

Soffre infatti di problemi psichici, una sorta di nevrosi mista a
schizofrenia, che la porta spesso ad assumere pratiche esibizionistiche,
nel tentativo di trovare l'affetto degli altri e di altri disturbi di stessa
natura,con visioni anche di cose che non ci sono.

Il Film prodotto da Achille Manzotti, rappresenta un lavoro
che si avvicina al "Cinema d'Autore" del famoso regista
Pasquale Festa Campanile, abituato a spaziare molto nei
Film di genere, soprattutto nella "Commedia all'Italiana",
e lo fa mettendo in scena il suo omonimo Romanzo.

Intanto comincio a dire che io questo non l'ho letto,
per questo la recensione è una valutazione di quello
che ho visto.

Il regista intanto costruisce un arco nel complesso
misterioso e malato, e lo mette nelle spalle di due
Attori di spicco come il compianto Ben Gazzara
e la splendida Ornella Muti, che interpreta, a mio parere,
uno dei personaggi più complessi della sua carriera.

Questa poi arrivava dai successi stratosferici con
Adriano Celentano, e avendo lei nel Cast, era anche
sicurezza di successo della pellicola.

Infatti la Muti è azzeccata nel ruolo, e riesce
a creasi intorno quel mistero nel suo personaggio
che aiuta, e Campanile crea un atmosfera malsana
e malata che ti coinvolge, in quella che poi sfocia
in una storia d'amore, che inizialmente è una serie
di bugie, con l'intento di non far scoprire la sua verità
all'amato Dino.

Infatti per circa 25 minuti vediamo Nicole che appare
e scompare nella sua vita, e dove lui. innamorato,
indaga sul suo conto, con fastidio di lei, che dopo
questi scopriamo soltanto dopo che è in cura in una comunità
psichiatrica, e che ha un diario dove scrive
tutti i suoi pensieri.

E' inutile scrivere quella che aveva di presenza
scenica Gazzara, che era potente,
ma anche la Muti con la sua bellezza e nel
modo che è messa in luce è qualcosa di
eccezionale, e ci regala nudi integrali e
primi piani da copertina.

Il regista ha l'obbiettivo di essere realista,
e infatti utilizza molti rumori d'ambiente,
e la bella colonna sonora la sentiamo in
momenti di tensione, e nonostante che
prende una via sentimentale, non cade
fastidiosamente nel mieloso e zuccheroso.

Ma il tutto ha un sapore ambiguo e ha delle scene
forti come quando viene violentata da altre pazze
dell'istituto e anche la scena dell'elettroshock,
forse anche per questo viene trasmesso poco
in TV e sono tanti anni che non lo programmano.

Una scena che mi è rimasta impressa e quando
Nicole va in crisi perché vede gli scarafaggi
nel bagno e continua a urlare, dicendo che
le ha nei capelli.

Da segnalare la buona direzione degli Attori
dove figurano anche:
Mimsy Farmer-Andréa Ferréol-
Jean-Claude Brialy e William Berger.

Nel reparto tecnico segnalerei la splendida
Fotografia di Alfio Contini (Direttore della Fotografia
molto popolare e ha fatto 3 dei 4 Film diretti da Celentano,
e ha collaborato fra gli altri con Dino Risi, Liliana Cavani
e Michelangelo Antonioni, recentemente scomparso.),
le Musiche del Maestro Riz Ortolani
e le scenografie di Ezio Altieri.

In conclusione un Film malsano e malato,
dove Campanile si affaccia all'"Autoriale"
con questa Opera interessante, tratto dal suo
Romanzo, e punta sulla presenza e bravura
di Ben Gazzara e Ornella Muti in stato di grazia,
per una storia calibrata e inquietante che
va sulla via sentimentale, fino a un finale amaro,
da riscoprire e rivalutare.

Il mio voto: 6,5.

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