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In the Name of

Regia di Malgorzata Szumowska vedi scheda film

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Tato88

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La recensione su In the Name of

di Tato88
10 stelle

“Si uccide un film molte volte” diceva Daniel Day-Lewis in un altro film poco fortunato. “Un film è un sogno, e lo uccidi quanto lo scrivi, ne organizzi le riprese, lo dirigi… poi in sala di montaggio, se sei fortunato,  molto molto fortunato, avviene il miracolo e torna la magia…”.
Malgoska Szumowska è dunque tra le registe più fortunate di cui abbia mai avuto il privilegio di vedere un’opera d’arte (e se non uso oggi questo termine, non lo userò mai più).
Non voglio allor certo essere io (analizzando, sminuzzando nuovamente il film nelle sue particelle elementari…) a far svanire la magia con cui la dea bendata ha deciso di celebrare la prima proiezione della sezione principale del Festival di Berlino. “W Imiei” entra dunque di diritto in quella manciata di film che non sono riuscito ad analizzare scrupolosamente come piace a me e con cui ho provato il raro piacere di lasciarmi andare alle emozioni. A differenza del solito però, non mi sento di dire che questi sentimenti alla Lucio Battisti provengano dalla narrazione, tutto sommato semplice, povera di risvolti drammatici e scene granché dinamiche. Come da introduzione, non mi sento nemmeno di darne il merito ai lunghi e silenziosi piani sequenza, alla fotografia desaturata, alle lievi oscillazioni delle camera a spalla, alla colonna sonora “acustica”…
No. Se dobbiamo dare un nome all’untore delle emozioni, lo chiameremo Andrzej Chyra. Non voglio sbilanciarmi troppo perché siamo solo al primo film, ma per me l’orso d’argento al miglior attore è suo. Pur interpretando un personaggio in profonda crisi d’identità come un prete che raggiunta la mezza età si riscopre omosessuale e il cui scombussolamento emotivo dev’essere simile ad un oceano in tempesta, l’attore ha deciso di non mostrarne neanche un’onda, nemmeno un piccolo riflusso, neppure nei momenti più ebbri della pellicola. Il suo sguardo azzurro e penetrante con cui osserva le persone attorno a sé, la tranquillità con cui affronta le piccole sfide quotidiane con pacata ironia, i lunghi e immobili silenzi con cui condivide le notti di solitudine risultano in un ritratto di un personaggio straordinario che sembra pronto ad esplodere da un momento all’altro, cosa che tuttavia mai avviene. O forse sì…?
Ma no, avevo detto che non lo analizzavo! Mannaggia, l’ho fatto di nuovo… E allora anche tu, Malgoska Szumowska, non sei affatto fortunata. Sei maledettamente brava! 10 e Lode

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