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Still Life

Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film

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Utente rimosso (Cantagallo)

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La recensione su Still Life

di Utente rimosso (Cantagallo)
8 stelle

Cosa conferisce valore a un gesto, la sua utilità pratica, l’apprezzamento di chi lo riceve, l’approvazione di chi vi assiste? E se queste possibilità di riscontro vengono meno e rimane solo un individuo con la sua volontà di agire, questo basta a dare significato a quel gesto?

 

E’ ciò che succede quotidianamente all’impiegato comunale John May, che predispone e assiste alle esequie dei cittadini che se ne vanno in solitudine, senza che nessuno possa o voglia curarsi della cerimonia funebre. Cercando di ricostruire il profilo dei defunti alla ricerca di eventuali conoscenti, John entra nelle loro abitazioni ormai vuote, raccoglie fotografie, legge diari, osserva oggetti, di fatto fa la conoscenza di persone che non ci sono già più ma quando ancora l’assetto della loro vita è intatto e sembra attenderli di ritorno. La meticolosità con cui John svolge il suo compito va oltre lo scrupolo di un diligente operatore, tradisce un trattenuto sentimento di vicinanza e di compassione, che lo porta a conservare un’immagine di tutti coloro che ha incontrato in questo strano modo testimoniando così, forse solo a se’ stesso, la ragione del suo operato. Eddie Marsan nei panni dello schivo protagonista interpreta la parte di un uomo solo, metodico, dalla vita molto semplice ed estremamente ordinata, che sembra avere imparato sul campo che è meglio non lasciare grane e confusione a chi viene dopo di noi, soprattutto quando chi viene dopo è l’impiegato comunale.

 

Regista italiano, stile inglese che rifugge l’enfasi, scarno e laconico ma con un certo gusto dell’ironia e dell’assurdo, Still Life prende atto di una realtà sempre più diffusa ovvero quella di chi vive e muore senza nessuno accanto, per riflettere sull’importanza di quel grande gesto di pietas che è la celebrazione dignitosa delle esequie, usanza la cui comparsa ha rappresentato un fondamentale momento di passaggio nella storia dell’evoluzione umana. Anche se in qualche momento della narrazione non è ben chiaro dove voglia andare a parare, il film mostra la sua compiutezza nel finale, che pur evitando una banale consolazione narrativa riesce però a lenire l’amarezza e soprattutto a riempire di significato il silenzioso lavoro di John May. Considerato il tema non facile ritengo Still Life un lavoro riuscito e anche piuttosto originale nel punto di vista adottato, ovvero quello di un operatore pubblico estraneo al lutto che però è di fatto l’unico a preoccuparsene e parteciparvi. Per analogia tematica ho ripensato al giapponese “Departures”, film di grande impatto immediato ma, a mio avviso, piuttosto evanescente a posteriori: anche sulla base di questo confronto mi sento di riconoscere al più misurato ma più sincero Still Life il merito di aver saputo affrontare un tema delicato con tatto e in modo piuttosto singolare.

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