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Chained

Regia di Jennifer Lynch vedi scheda film

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La recensione su Chained

di supadany
4 stelle

“Chained” è un film di Jennifer Lynch che per certi versi richiama il suo fallimentare “Boxing Helena” (1993), riuscendo comunque a risultare molto più efficace per quanto alla fine rimangono parecchi dubbi sulla validità del prodotto.

Ci sono sicuramente cose interessanti, ed un complessivo coraggio di fondo nell’affrontare la (macabra) vicenda, ma l’insieme procede irrimediabilmente a strappi.

Un tranquillo pomeriggio come tanti altri si trasforma in un incubo per Sarah (Julia Ormond) e suo figlio Tim che vengono rapiti da Bob (Vincent D’Onofrio), un taxista sadico.

Sarah viene uccisa e Tim tenuto prigioniero nell’isolata abitazione di Bob che lo cresce come un vero e proprio servo (con tanto di ferree regole), mentre l’uomo non manca di portare a casa nuove vittime femminili.

Poi Tim, soprannonimato dall’uomo Rabbit, cresce e Bob vorrebbe svezzarlo per farlo diventare come lui, ma già i primi contatti del ragazzo con il mondo finiscono per cambiare le cose per tutti.

Film claustrofobico, per lo più ambientato all’interno dell’abitazione “mattatoio” dove cruente uccisioni di donne si susseguono e faticosamente il giovane recluso si forma (già qui, almeno per le sue acquisite conoscenze mediche, ci sarebbe da discutere).

Storia di suo non proprio di primo pelo, ma che si avvale di un rapporto vittima-carnefice di tutto rispetto, e della figura maniaca e disturbante tratteggiata con sprezzo e insana pazzia dall’esperto, e valido, Vincent D’Onofrio.

Purtroppo è la sceneggiatura a lasciare più di un dubbio, un po’ per una mancanza complessiva di credibilità nella prima parte (viste le coordinate pare difficile credere possano sparire tante donne senza lasciar traccia alcuna), ma su questo si può anche chiudere un occhio, va però peggio nella seconda parte ricca di deviazioni, colpi di scena e sviluppi che paiono un po’ eccessivi ancorchè un po’ troppo spiegati, quando seminare qualche indizio lasciando il dubbio sarebbe probabilmente stata una scelta più felice e spiazzante.

Così il finale è un po’ confusionario e qualche dubbio viene insinuato “solo” sui titoli di coda, grazie ad un sottofondo sonoro fatto di rumori striscianti, ma ormai il più è fatto.

Rimane una discreta capacità registica della Lynch nel tenere in mano la scena, ma i dubbi sull’integrità del prodotto rimangono parecchi ed alla fine tutto l’insieme oscilla tra aspetti riusciti ed altri più aleatori se non proprio scarsamente assimilabili.

Discontinuo.
VOTO : 5,5/10.

Su Jennifer Lynch

Senza dubbio coraggiosa e parecchio maturata rispetto agli esordi (vedi "Boxing Helena"), ma avrebbe anche dovuto prendere delle posizioni più nette nei confronti di una sceneggiatura con troppi punti di domanda.

Su Vincent D'Onofrio

Personaggio oltremodo malvagio tratteggiato molto bene soprattutto grazie alla sua presenza fisica.
Efficace.

Su Eamon Farren

Luci ed ombre per lui, sarà anche che viene soggiogato, sotto tutti i punti di vista, da D'Onofrio e dal suo personaggio.

Su Julia Ormond

Pochi respiri per lei ...

Su Jake Weber

Poco spazio per il suo personaggio e se fosse stato ancora di meno probabilmente il film ne avrebbe giovato (non per colpa sua, ma per i risvolti della storia).

Su Conor Leslie

Sufficiente.

Su Evan Bird

Ruolo non facile.
Bravino (perchè è un bambino).

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