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Il marchio di sangue

Regia di Jamie Bradshaw, Aleksandr Dulerayn vedi scheda film

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La recensione su Il marchio di sangue

di alfatocoferolo
9 stelle

Film semplicemente spettacolare. Inconcepibile per me vedere così poche stellette per un lavoro che non ha praticamente punti deboli, tutt'altro. Come suggerisce il titolo, il marchio è protagonista di questa pellicola che vede al suo centro un esperto di marketing russo il quale in seguito ad un incidente su una sua campagna pubblicitaria ha un crollo emotivo ed una sorta di rinascita spirituale al termine della quale, la pazzia o l'illuminazione prenderanno il sopravvento e lo porteranno a vedere strane presenze che evocano il degrado della società ed il dominio delle multinazionali. Il marketing è il vero protagonista, tutto inizia con il genio di Lenin che inventa il moderno concetto di brand, trasferisce nei simboli i desideri delle persone, da la pace al soldato, la terra al contadino e capisce, in buona sostanza, come influenzare il pensiero stesso delle persone e condurle dove vuole. Pochi anni dopo però, qualcosa cambierà e saranno gli oggetti a decidere i desideri delle persone, il brand diventa il soggetto dell'azione e non più l'oggetto, il protagonista si chiede se i suoi stessi desideri siano genuini o indotti artificialmente. Dietro il cambiamento, c'è un'enorme cospirazione delle multinazionali che usano i paesi poveri come campo di test per poi trasferirsi nell'occidente capitalista. Il film è un enorme addensato di simbolismi, coronato da una coppia di protagonisti molto efficace, con un buon ritmo, una trama che incolla allo schermo, dei dialoghi pregni di significato ma mai autoreferenziali. Un incubo moderno che evoca le paure odierne trasformando la globalizzazione in un mostro immaginario ma con artigli veri e tentacoli viscidi e sinuosi che operano nella vita di ognuno. "Grosso è bello", recita un rap durante la pellicola, instillando il sospetto che persino la vita artistica di una società segua subdolamente percorsi di coercizione psicologica. Da vedere, senza dubbio.

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