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Nero infinito

Regia di Giorgio Bruno vedi scheda film

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La recensione su Nero infinito

di maghella
2 stelle

Credo che il film volesse essere un tributo ad un genere cinematografico italiano molto famoso negli anni '70: il giallo!
Credo che ci siano anche delle citazioni ad alcuni film famosi di quegli anni.
Sono sicura (purtroppo) che il film è davvero inguardabile e noioso, fatto male, pasticciato e chi più ne ha più ne metta.

Sono sincera, il film lo volevo vedere perché il cast mi aveva incuriosito: Francesca Rettondini (la fidanzata del compianto Alberto Castagna, il conduttore della famosa trasmissione  «Stranamore») che non ha alle spalle una carriera così brillante da attrice, Ruggero Deodato che è sicuramente un regista cult del genere horror italiano, ed Enzo Castellari, altro regista di genere. Ovviamente i due registi fanno solo piccole apparizioni, mentre la Rettondini ha la parte della protagonista e quindi tutto il tempo per contribuire alla cattiva riuscita del film.

Un serial killer (che nel film viene chiamato «maniaco» proprio come negli anni '70) uccide donne seguendo la trama di un romanzo di successo (trama che ricorda, o copia o cita, «Tenebre» di Dario Argento), una coppia di poliziotti, interpretati da Francesca Rettondini e Rosario Petix, svolgono le indagini per venire a capo del mistero.

Peccato che chi è colpevole si capisce subito dopo 10 minuti (e veramente 10 minuti di orologio, non per dire), che le scene di violenza sono una serie di cose viste e riviste in altri centinaia di film (e non solo degli anni '70), che lo sforzo per omaggiare un genere di successo sia blando e poco convincente, come nella prima scena che si ispira chiaramente alla più famosa di «Maniac»  di William Lustig del 1980, dove il maniaco spia una coppietta appartata in macchina per poi ucciderne l'uomo che si trova al posto di guida.

Il regista ci ha messo dell'impegno, ha cercato seriamente di fare qualcosa di dignitoso, si vede che ha visto molti film e che deve aver studiato molto, ma non ci sono idee, non c'è creatività, si adagia su stereotipi di cui si sente sicuro senza azzardare nulla di personale e di nuovo.

Occasione persa per un giovane regista, che si avvale anche di una produzione discreta ma che non la sfrutta al meglio.
Colonna sonora fastidiosa, anche questa priva di qualsiasi personalità o originalità, sembra fatta con un banale programmino scaricato su internet.
Dialoghi al limite del sopportabile, doppiaggio pessimo, buoni gli interni e la scenografia.
Trucco e parrucco? concentrato al massimo sulla bocca e sulle gote della Rettondini che ha praticamente una sola espressione: quella con il rossetto.
 

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