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El artista y la modelo

Regia di Fernando Trueba vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su El artista y la modelo

di alan smithee
6 stelle

17 MARS-19 MARS 2013: LE PRINTEMPS DU CINEMA. Dal 17 marzo per tre giorni in Francia è sbocciata la “Primavera del cinema”: una stagione breve e tra l’altro funestata da maltempo diffuso, situazione che tuttavia si presenta, almeno cinematograficamente, favorevole per garantire l’afflusso di spettatori, invitati soprattutto dall’irresistibile prezzo del biglietto sceso a euro 3,5 per questa breve ghiotta occasione (contro gli ormai abituali 10,90 euro delle multisale, molto belle ma economicamente inaccessibili): nulla di trascendentale per carità, ma tanto basta per riempire le sale di una Nizza che già nelle ore mattutine (si perché in Francia nessuno si vergogna a frequentare le sale la mattina, se il tempo libero lo permette) presentava code davanti ai vari cinema: gente che pagando il biglietto acquistava spesso pure quello di unaltro film con inizio immediatamente successivo per garantirsi il posto. Evviva, che bello!!

Una bella atmosfera che denota una volta in più come un po’ di strategia ben pubblicizzata potrebbe pure da noi restituire spettatori alle nostre sale semi abbandonate.

La mia “mini” maratona cinematografica domenicale ha incluso tre film riusciti, belli o almeno interessanti: l’afgano Syngue Sabour-come pietra paziente; il franco/iberico L’artiste e son modèle; l’israelo/palestinese Zaytoun.

Ne “L’artiste e son modèle”, il noto regista iberico Fernando Trueba ci riporta ai tempi del secondo conflitto mondiale, nella Francia che accoglieva profughi spagnoli in fuga dalle sanguinose faide della rivoluzione. In un paese della vasta campagna francese poco distante dalla frontiera ispanica sui Pirenei, la moglie di un noto ed anziano scultore intravede in una bella giovane fuggiasca incontrata casualmente per strada, i tratti somatici giunonici e seducenti in grado di far tornare quell’ispirazione da tempo sopita nel vecchio consorte.

Scostante e scontroso, ironico e colto, l’artista per nulla indifferente alle grazie femminili, come tra l’altro ha pure modo di esplicitare alla bella nuova musa ispiratrice raccontandole una versione personale colorita e maliziosa dell’origine del peccato originale, il vecchio riesce piano piano a ritrovare la vena creativa che gli consentirà di produrre la sua ultima opera, quella definitiva, dopo la quale nessuna ragione per proseguire la sua ormai inferma esistenzaavrà più giustificazione.

Impreziosito da una elegante e seducente fotografia in bianco e nero, il film di Trueba non mantiene per fortuna nulla delle iniziali premesse di opera furbetta e maliziosa che mira solamente alla rappresentazione generosa di grazie (peraltro notevolissime) della splendida Aida Folch, ma al contrario ha modo di scavare anche a fondo nelle malinconiche pieghe di una vecchiaia che il protagonista, come ognuno di noi prima o poi, tenta inutilmente di ricacciare indietro, in questo caso esaltando sino all’eternità le bellezze e perfezioni di una femminilità che diventa arte: una figura di donna che è una delle “due ragioni per vivere” (l’altra è l’olio d’oliva, che l’artista si versa su una fetta di pane prima di uscire di scena in riservatezza, nella pace incantata del suo rifugio immerso in una campagna bucolica e validamente ispiratrice).

Alla sostanziale riuscita di un’opera non certo innovativa ma corretta e nostalgica, contribuisce naturalmente per una elevata percentuale la prova eccezionale e “definitiva” di un meraviglioso Jean Rochefort in quella che sarà probabilmente, stando alle sue malinconiche ma pure ironiche dichiarazioni (ma speriamo pur sempre in una smentita) la sua ultima prova attoriale. Certo il ruolo e le situazioni comunicano perfettamente un senso di "definitività" e di "fine di una stagione", per cui se proprio così sarà, dovremmo comunque complimentarci con il celebre attore per l'appropriatezza del ruolo prescelto per chiudere con classe ed ironia una carriera eccezionale ed unica. 

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