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Paura in palcoscenico

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paura in palcoscenico

di berkaal
7 stelle

Sicuramente non uno dei migliori film di Hitchcock, per una serie di motivi. Cominciamo col titolo. La "Stage Fright" o paura del palcoscenico è la paura di recitare, cantare, suonare, ballare davanti ad un pubblico, e in questa pellicola di tale paura non v'è alcuna traccia, quindi non si capisce cosa c'entri. Ma al di là di questa bazzecola, di molto più importante c'è che l'ineffabile Alfred qui gioca proprio sporco. Per convenzione tra regista e pubblico, da che cinema è cinema, i flashback sono dati per veri, nei flashback si vedono solo cose realmente accadute. Qui invece, alla fine del film si viene a sapere che il flashback iniziale, sul quale si basa lo sviluppo della vicenda, non era ciò che era successo, ma solamente un racconto (falso) di uno dei protagonisti. Il problema è che il flashback dura 13 minuti, cioè il 12% della durata del film, che è di 110 minuti. Ma la frittata di Alfredino non finisce qui. Più avanti, quando il film arriva a 1:00:25, inizia un dialogo che rafforza la convinzione che quanto successo nel flashback fosse vero, e questo è ancora più grave. Il regista venne subito criticato per questo episodio, che venne chiamato "lying flashback", si rese conto dell'errore solo in fase di editing del film, ma ormai era troppo tardi per intervenire, e in più riprese fu così sincero da ammettere che questo era stato uno dei suoi più grandi errori. Pare comunque che nessuno abbia notato che questo dipende dal fatto che gli sceneggiatori abbiano cambiato il finale rispetto al romanzo dal quale è stato tratto il film, "Man Running" di Selwyn Jepson. Nel libro, l'assassino alla fine risulta essere Freddie Williams, l'agente (ed amante) di Charlotte Inwood, e in questo caso il "lying flashback" non sarebbe più menzognero.

Marlene Dietrich

Paura in palcoscenico (1950): Marlene Dietrich

Secondo chi scrive il cast è deboluccio, soprattutto per la presenza di Jane Wyman, sempliciotta e impicciona, ma illuminato dalla luce di Marlene Dietrich. L'attrice tedesca ottenne da Hitchcock un controllo totale delle riprese che la riguardavano, cosa che il regista inglese non aveva mai concesso a nessun interprete. Alfred dichiarò: "Miss Dietrich has arranged the whole thing. She has told them exactly where to place the lights and how to photograph her." In seguito, aggiunse: "Marlene was a professional star. She was also a professional cameraman, art director, editor, costume designer, hairdresser, makeup woman, composer, producer and director." Questo spiega perché nelle scene nelle quali è presente la Dietrich, la fotografia è molto migliore rispetto al resto del film. Per finire, è opinabile la stessa cifra del film, in certi momenti sembra di assistere ad una commedia degli equivoci di Plauto.

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