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Goltzius and the Pelican Company

Regia di Peter Greenaway vedi scheda film

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La recensione su Goltzius and the Pelican Company

di Decks
9 stelle

Qual è il tarlo fisso che ha sempre ossessionato il genere umano fin dai suoi primordi?

Dall'antichità, alle pitture veneziane del XVI secolo, fino all'avvento di internet nei giorni nostri, è senza dubbio la sessualità ad avere un posto di rilievo nei nostri pensieri e anche nell'arte: ogni nuovo mezzo o tecnologia ha fatto in modo che si creassero occasioni, punti di vista, e di conseguenza, grande eccitazione in merito alla rappresentazione della sessualità.

Verso il 1600, fu Hendrick Goltzius a portare innovazione in questo campo: con un metodo sofisticato, abbellì le sue incisioni e dato il loro alto contenuto erotico, esse fecero scalpore.

Chi, dunque, meglio di Peter Greenaway, il cui interesse per la pittura è da tutti risaputo, poteva inscenare questo personaggio ai più sconosciuto? Allestendo un set tipicamente barocco e manierista; rileggendo in chiave moderna quel connubio tra arte e sesso.

 

F. Murray Abraham

Goltzius and the Pelican Company (2012): F. Murray Abraham

 

Inizia ottimamente questo puro esercizio greenawayano: con una scena che rimanda alla mercificazione dell'arte; argomento attualissimo ancora oggi: il margravio e Goltzius, altri non sono che il produttore e l'artista di ieri, con la differenza che, il capitalismo ancora non esisteva, quindi il nobile in cambio delle sue finanze, non desidera altro che il proprio sollazzo, cosicchè i propri istinti e voglie sessuali vengano placati.
Goltzius accetta di allestire davanti all'intera corte dei tabù sessuali; tratti dalle più subdole vicende dell'Antico Testamento.

 

 Voyeurismo

 Incesto

 Adulterio

 Pedofilia

 Prostituzione

• Necrofilia

 

scena

Goltzius and the Pelican Company (2012): scena

 

« Il teatro è il luogo legittimo dove ci permettiamo di essere voyeur autorizzati? »

 

La risposta di Greenaway è ovvia: un mezzo potente come il palcoscenico (ma anche internet o il cinema) non può farci rimanere indefferenti alla visione del sesso; un'azione troppo coinvolgente e tentatrice, da cui si finisce in un abisso di pensieri lussuriosi. Essi avranno fine, solo quando il godimento sarà compiuto; impossibile per noi e il Margravio non immedesimarci in simili racconti, che possono solo culminare con un'orgia liberatrice, risvegliando(ci) un senso di pienezza, eccitazione e densità che solo Greenaway sa darci.

 

Per ultimo, non resta che il costante e irrisolto conflitto tra sesso e religione: più di una volta il regista gallese affronta nel lungometraggio e nelle interviste questo argomento, chiedendosi, con un sorriso arguto, perchè non possano andare a letto assieme.

La riflessione è inevitabile; ancor più se si pensa a come il vecchio testo biblico sia colmo di rappresentazioni perverse, mentre la chiesa continuamente condannava e censurava (tanto da scomunicare gli attori teatrali, come i suicidi), e fa ancora oggi (anche se più velatamente), per qualsivoglia rappresentazione sessuale.

 

Anne Louise Hassing, Pippo Delbono, Flavio Parenti

Goltzius and the Pelican Company (2012): Anne Louise Hassing, Pippo Delbono, Flavio Parenti

 

Dal lato tecnico e da quello visivo non basta una recensione per far comprendere quanto il lavoro di Greenaway e dei suoi collaboratori sia, non solo ampiamente riuscito, ma raggiunga i limiti della perfezione: attualmente, il regista è il miglior rappresentante di una contemporaneità visiva estetico-critica e di una sperimentazione percettiva-sensitiva, pochi altri sanno, e hanno saputo, rinnovare così tanto il cinema.

Straordinario come con la computer grafica e il digitale si sia riusciti a dar vita ad un simile spettacolo: si rimane folgorati ed ammaliati da una fotografia prammatica che più non si può; il bianco la fa da padrone nelle fredde stanze del palazzo nobiliare, per poi lasciare spazio ad un tripudio di colori durante le piéce teatrali, dove sono i sensi puri e animaleschi, e non più i titoli araldici, a farla da padrone.

 

Meglio ancora, se andiamo ad osservare le meravigliose scenografie messe in piedi da Ben Zuydwijk: allestendo una vecchia stazione ferroviaria abbandonata, si riesce perfettamente a dare l'idea dell'immensità della corte dell'Alsazia e a dare un gusto retrò al risultato complessivo.

Sono ambientazioni ibridate tra vecchio e nuovo quelle di Greenaway; i drappi e le gorgere le fanno da protagoniste assieme a palchi girevoli e trucchi ottici. L'effetto è così portentoso dall'aver creato una nuova corrente artistica denominata "Neo-barocco", tanto è influente, lo sperimentalismo contenuto in queste scene a metà tra pittura e cinema.

Le musiche di Robino sono un altro aspetto da non dimenticare: eseguite con una cura non indifferente, si fondono alla perfezione con i movimenti e gli atti dei protagonisti; danno il loro meglio durante gli episodi biblici messi in scena: seducenti e armoniose quando vi è una scena di adescamento; imponenti e fatali quando l'atto sessuale è al suo compimento.

 

scena

Goltzius and the Pelican Company (2012): scena

 

Unica pecca sono le sceneggiature: quel senso di meraviglioso che rende pregiato il cinema di Greenaway è qui presente nelle immagini, ma i dialoghi rimangono sotto-tono rispetto al simbolismo scenico; essi si limitano ad essere disinibiti e spregiudicati, quasi si voglia forzatamente rappresentare un pensiero libertino e carnale, senza dar spazio a punti più interessanti e labirintici.

Vero è, che i contenuti tentano di richiamare costantemente alti stimoli tematici e simbolici, ma è solo un debole accenno che soccombe alla prepotenza del banale erotismo non raffinato.

 

Come ha spesso ripetuto il pittore-cineasta: Greenaway non è interessato ad un cinema testuale ma visivo; gli va dato merito che il suo scopo qui è ampiamente riuscito.

Egli ha creato un'opera sontuosa e affascinante, mai passiva, ma anzi, estremamente intellettuale, degna non solo di essere ricordata, ma sicuramente una delle più belle (proprio in senso di gusto e sensazioni) che si sia mai viste nel XXI secolo.

 

scena

Goltzius and the Pelican Company (2012): scena

 

Ancora abilissimo ed acutissimo, dà vita ad una vera e propria opera d'arte in cui continua a condurre le sue tematiche di senso-sensuale: misterioso nella sua indefinibilità, ma allo stesso tempo attraente.

Un'estetica, quella di Greenaway, che viene messa in chiaro anche dalla sua regia: statica e dagli zoom lenti, con lunghe carrellate e piani sequenza che focalizzano l'attenzione sulla complessità e il significato della costruzione scenica.

Se il cinema è arte, Greenaway è da considerare uno dei più significativi registi della storia e un vero artista.

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