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Warm Bodies

Regia di Jonathan Levine vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Warm Bodies

di alan smithee
4 stelle

L'idea di base non era affatto male: la crisi esistenziale ed i rimorsi che sopraggiungono acuti sulle spalle di un giovane zombie problematico e pensieroso che soffre di rimorsi per la sua insaziabile fame di vite umane e contemporaneamente assimila e riprende sprazzi di fattezze e ricordi umani cibandosi del cervello delle sue vittime; anche quell'io narrante ironico che, soprattutto all'inizio, supplisce quella carenza e difficoltà espressiva che lo stesso protagonista ammette averlo sorpreso dal momento della sua mutazione (e il dialogo stentato a suon di grugniti e versi gutturali ma impostato con un certo impegno tra i due zombi "amici" ad inizio film è davvero divertente!!); pure la locandina del film promette molto bene: un manifesto fumettistico e volutamente grossolano che cita quella serie B (o C) di tanto cinema horror, spaltter e gotico fatto in casa. Pero' piu' si procede con la storia più ci si allontana dalle interessanti premesse e più ci si avvicina, purtroppo, al collaudato sentiero (o autostrada a più corsie) dello young-horror-movie tra vampiri e licantropi della famigerata micidiale serie tratta dall'opera (?) di quella furbacchiona della Meyer. Certo salvandosi un po' per il tentativo, almeno iniziale, di puntare sull'ironia di una sceneggiatura che brilla qua e là di una sua disinvolta pregevole scrittura, corrosa purtroppo col trascorrere dei minuti dalla necessità di dare azione alla vicenda e sgretolando di brutto quella magia iniziale che predisponeva all'ottimismo. Ad un certo punto infatti la sceneggiatura, non sapendo più cosa tirar fuori ancora e tentando di dare ritmo e suspence a quella che fino a quel momento poteva essere una trama romantico-gotica su di un amore impossibile e salvifico, si inventa l'esistenza di due stadi di zombie: quelli ancora con sembianze umane, e quelli consunti e ridotti a veri e propri scheletri, disumanizzati completamente e veloci e vendicativi quanto invece lenti e goffi risultano i primi.
Ciò conduce alla solita inesorabile redenzione del primo gruppo di morti viventi, che grazie ad amore e tolleranza cominciano pian piano a rianimarsi e a "sanguinare", aiutando i pochi superstiti umani a vincere una lotta altrimenti impari e persa in partenza. Il giovane Nicholas Hoult è uno di quegli attori-bambini che vedi crescere grazie ai film che li vedono coinvolti, ma ha un volto così particolare e una efficace immota espressività che potrebbero riuscire a farlo perdurare nel tempo, così come è successo per Elijah Wood e non per Macaulay Culkin: ora e' un giovanotto dall'occhione ceruleo acchiappa-teenagers che ben si presta a questo bizzarro ruolo di goffo impacciato zombie sentimentale. Teresa Palmer è la copia bionda di Kristen Stewart e nulla più. John Malkovich recita stracco e distratto una parte che lo esalta come una purga dopo un'indigestione. Ted levine, regista della commedia carina "50/50", ma pure dell'horror solo discreto "All the boys love Mandy Lane", tenta un mix dei due generi, ma il cocktail, inizialmente accattivante, lascia presto allo scoperto grumi di banalità e buonismo imbarazzanti che deludono e ridimensionano un mix che prometteva piuttosto bene.

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