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De Profundis (Black cat)

Regia di Luigi Cozzi vedi scheda film

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La recensione su De Profundis (Black cat)

di giurista81
7 stelle

Conosciuto per ragioni produttive come “The Black Cat”, data la necessità di sostituire un episodio di una serie di film tratti dalle storie di Edgar Allan Poe, De Profundis è probabilmente l'opera più ambiziosa e riuscita di Luigi Cozzi.

Nonostante la bontà del prodotto, che ha poco da invidiare a pellicole italiane più conosciute (si pensi a Un Gatto nel Cervello), non è stato distribuito in Italia a causa di alcune scene truculente che gli valsero l'inibizione per esser trasmesso dalle televisioni. Un limite questo che ha portato il film a essere semi-sconosciuto anche tra gli appassionati.

Cozzi lo concepisce su spunto di Daria Nicolodi, sceneggiatrice di Suspiria, che vorrebbe realizzare il capitolo di chiusura delle tre madri di Dario Argento. L'attrice presenta una sceneggiatura in tal senso orientata, ma il regista decide di snaturarla per creare qualcosa di più personale in modo da non indisporre l'amico collega. Ne esce fuori un copione piuttosto originale, di valenza metacinematografica e con due personaggi che riescono a delineare realtà alternative in cui illusioni e manipolazioni mentali influenzano le condotte dei vari personaggi colpiti da poteri di natura telecinetica. Cozzi dichiara di essersi ispirato a Carrie di Stephen King, ma la realizzazione è assai meno lineare. Un po' di confusione tende a pervadere l'opera, specie sul finale, tuttavia Cozzi gira con stile argentiano (soggettive, dettagli su coltelli, primissimi piani, carrellate) e sfrutta una fotografia ipnotica fatta di luci colorate che rimanda agli insegnamenti baviani e, al contempo, rende surreale il tutto. Luci e pannelli verdi, arancioni, gialli e blu snaturano una fotografia altrimenti naturale e conferiscono un tocco “magico” al film anche nelle scene esterne. Certo, l'insistere sugli effetti visivi, introdotti con la tecnica della sovrapposizione delle immagini, forse è un po' troppo abusato, ma siamo ben disposti a perdonare il vizio in virtù della passione debordante per la fantascienza nutrita dal regista. Cozzi si autocita proponendo immagini spaziali che rimandano a Starcrash, ma omaggia anche Contamination (morte della Huff), Opera (primo piano di un cuore che palpita e che ricorda il cervello del film di Argento), Sei Donne per l'Assassino (il killer con l'impermeabile e il volto avvolto da una fasciatura bianca), L'Esorcista (la strega che vomita liquido verde), Suspiria (echi delle colonna sonora) e soprattutto l'opera letteraria di Thomas De Quincey De Profundis da cui arriva il nome Levana.

Pur se a tratti confusionario, De Profundis è un'autentica sorpresa che possiamo elencare tra i dieci migliori horror italiani degli anni ottanta, in compagnia delle opere dei vari Soavi (presente in un grazioso cammeo), Lucio Fulci e Dario Argento. Funziona quasi tutto, soprattutto sul versante tecnico. Gli attori, pur non essendo trascendentali, raggiungono tutti la sufficienza. La Guerin, imposta per ragioni produttive, è forse tra le più deboli, ma fornisce prova sufficiente. Urbano Barberini funziona meglio qua che in Opera. Brava Karina Huff, proposta in un ruolo inedito che andrà a riprendere con Lucio Fulci nel film Voci dal Profondo. Caroline Munro, reduce da I Violentatori della Notte di Jess Franco, è poco sfruttata, ma dimostra di cavarsela pur senza ricorrere alle sue grazie prorompenti. Incazzoso Brett Halsey, nei panni di un produttore cinematografico dai modi bruschi. Cozzi lo gestisce assai meglio di Fulci e lo fa recitare persino col ventre squartato da cui fuoriscono le viscere. In un piccolo ruolo, quello delle sceneggiatore, compare anche Maurizio Fardo solitamente impegnato in vesti da sfigato in film comici (è lo spasimante di Mariangela Giordano in Noi Uomini Duri) e che qua, invece, se la spassa con la Munro.

Musiche hard rock e interessanti punte gore (il petto della Huff che esplode nonché sgozzamenti vari) si fondono a un ritmo piuttosto sollecito che propone un'alternanza di incubi e realtà. Nel complesso, per la cura generale e la fotografia, De Profundis è un film che sa deliziare i palati degli appassionati di B-Movie e che si è ingiustamente visto affibbiare il bollino di “pellicola trash”. Da rivalutare.

 

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