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Odio implacabile

Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Odio implacabile

di FABIO1971
6 stelle

"La mia ragazza è preoccupata, dice che sembrate ubriaco senza aver bevuto. Vuol dire che qualcosa non funziona: strana cosa, vero?".
"Molto strana...".
"E peggiora di notte... Forse è perchè a un tratto ci troviamo senza più nessuno da odiare: per quattro anni abbiamo concentrato gli sguardi su un solo punto, così piccolo... vincere la guerra. Non c'era altro, solo la vittoria, ma ora basta. E, a un tratto, la pace. Cominciamo a guardarci un po' intorno e nessuno sa ciò che accadrà, nè che cosa deve fare: sappiamo combattere ma non sappiamo chi combattere. C'è come una tensione nell'aria, siamo intossicati dall'odio e dalla lotta e uno finisce con l'odiare se stesso".

[Sam Levene e George Cooper]

 

Washington: tre militari in congedo dopo la fine della guerra, Montgomery (Robert Ryan), Mitchell (George Cooper) e Floyd (Steve Brodie), trascorsa una serata di bagordi, restano coinvolti nella morte di un uomo, Samuels (Sam Levene). Il principale sospettato è Mitchell, il cui portafogli viene ritrovato nell'abitazione della vittima, conosciuta, insieme ai suoi amici, nel bar di un hotel: Samuels, infatti, accompagnato dalla sua fidanzata, lo aveva invitato a cena e, durante la serata, erano stati raggiunti dagli altri due compagni di Mitchell. Il detective della Squadra Omicidi incaricato delle indagini, il capitano Finlay (Robert Young), appresa la notizia della scomparsa di Mitchell, interroga sia il suo compagno di stanza, il sergente Keeley (Robert Mitchum), che nega l'eventualità che il suo amico possa essere stato in grado, visto il suo carattere mite, di commettere un omicidio, sia Montgomery: manca, però, un movente plausibile e le testimonianze raccolte non consentono di far luce sulla misteriosa faccenda. Keeley, intanto, riesce a scovare Mitchell e apprende finalmente l'accaduto: dopo aver abbandonato, completamente ubriaco, l'abitazione di Samuels lasciandolo in compagnia di Montgomery e Floyd, ha trascorso la notte in compagnia di una donna, l'affascinante entreneuse Ginny (Gloria Grahame). Keeley non ha dubbi, quindi, sull'innocenza di Mitchell, che però è ricercato dalla polizia: solo quando viene scoperto un nuovo cadavere, quello di Floyd, il capitano Finlay si convince finalmente della vera identità dell'assassino e organizza, con l'aiuto di Keeley, la trappola per incastrarlo. Mancava un movente, infatti, che il detective apprende con profondo disgusto: Samuels era ebreo e l'odio razziale ha scatenato l'omicidio ("Io odio gli ebrei e odio chiunque non odia gli ebrei!").
Celebre produzione RKO del romanzo The Brick Foxhole (1945) del futuro regista e sceneggiatore Richard Brooks (lo scrisse durante il suo periodo di servizio come sergente dei Marines), adattata da John Paxton, affidata alla regia di Edward Dmytryk e gratificata dal premio per il miglior film sociale al festival di Cannes e da cinque nomination agli Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura, attore e attrice non protagonisti). Lo script di Paxton, alla quarta collaborazione con Dmytryk, è costretto a modificare il tema centrale del romanzo dall'omosessualità all'antisemitismo a causa dei rigidi diktat imposti dal codice Hays: l'argomento, trattato comunque anche da Brooks, è sviluppato, però, in maniera meno approfondita e incisiva rispetto, ad esempio, al contemporaneo Barriera invisibile di Elia Kazan e si snoda piuttosto marginalmente rispetto all'altra tematica sociale affrontata dal film, ovvero il dramma del reinserimento dei reduci di guerra, che Dmytryk aveva già esplorato in Anime ferite, film che, insieme a questo Odio implacabile, costringerà il Comitato per le attività antiamericane di Joseph McCarthy a condannare il regista, che poi ritratterà la sua appartenenza al Partito Comunista. Lo scheletro del film in cui vengono innestate entrambe le tematiche è, comunque, una canonica vicenda di investigazione poliziesca, che, articolata con sviluppi troppo prevedibili, finisce con l'alleggerire eccessivamente l'urgenza del messaggio. Il ritmo del racconto e il crescendo incalzante della tensione sono resi da Dmytryk con efficaci soluzioni spettacolari, orchestrate prevalentemente sugli incastri dei flashback con la vicenda principale, sul fascino delle atmosfere, esaltate ulteriormente dall'ambientazione prevalentemente notturna (il film si svolge nell'arco di una notte e del giorno successivo) e incorniciate dalla magnifica fotografia di J. Roy Hunt, e sui dialoghi serrati e taglienti: tutti elementi classici del genere noir, che Dmytryk aveva già trattato in Missione di morte e, con esiti più felici, in L’ombra del passato, qui governati con convincente ispirazione ma anche senza particolari guizzi e con evoluzioni eccessivamente schematiche (se si escludono la splendida sequenza della danza tra Gloria Grahame e George Cooper o il fascino malsano evocato dal cupo squallore dell'appartamento di Gloria Grahame). Ottimo il nutrito cast di interpreti, dove svettano il detective Robert Young, un impeccabile Robert Ryan e la radiosa bellezza di Gloria Grahame.
"Montgomery ti prendeva spesso in giro?".
"Certo, molte volte lui...".
"Ti chiamava montanaro, vero? Diceva che sei scemo, si faceva beffe di te perchè sei nato nel Sud, ma non c'è mai stato dalle tue parti. Gli ignoranti si beffano sempre di tutto ciò che è diverso, di tutto ciò che non comprendono. Hanno paura delle cose che non comprendono e arrivano a odiarle".

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