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Venuto al mondo

Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Venuto al mondo

di alan smithee
4 stelle

Cercare, inventare, dirigere storie che riescano a catturare l’interesse di un pubblico aperto, il più vasto possibile, fa parte del talento (e di una certa lecita  malizia) dell’artista; della sua capacità di coniugare strategicamente le responsabilità interiori dettate dalla propria ispirazione con le ragioni più terrene e materiali del successo e del profitto. Detto questo, la mia valutazione, che non può che concentrarsi unicamente sul film, dato che il libro celebratissimo da cui è tratto non mi è stato ancora possibile affrontarlo, tiene conto, ed in positivo, di un significativo impegno produttivo, che peraltro supporta doti registiche non particolarmente spiccate da parte di uno dei più bravi e noti attori italiani di oggi. E la storia, che rincorre la protagonista Gemma nell’arco di un ventennio, tra reportage giornalistici, amori intensi sullo sfondo insanguinato da una guerra fratricida in una Sarajevo dilaniata da granate e sete di vendetta, e intense problematiche personali legate ad una maternità tanto voluta quanto impossibile da realizzare naturalmente, si annacqua e svilisce attorno ad una vicenda che punta certo al cuore, al sentimento dello spettatore, ma si riduce troppo spesso ad una melodrammatica sequela di colore che continui e strategicamente “appostati” colpi di scena inerenti le incognite sui natali di Pietro finiscono per rendere stucchevole, appagando forse molta parte del pubblico, buon per lui e per il destino commerciale del film, ma disturbando altresì la piccola minoranza alla quale sento di appartenere.

E se Penelope Cruz, avvinta dalla vicenda o dall’operazione tanto da figurare tra i co-produttori, risulta troppo impegnata ad invecchiarsi o a ringiovanire per calarsi “fisicamente” in un personaggio effettivamente piuttosto complesso, per risultare davvero convincente, molto meglio risulta la prova appassionata di Emile Hirch (Into the wild e Killer Joe, per citare due prove magistrali), un volto buono ed intrigante che emana una serenità e una simpatia contagiosa anche quando costretto a districarsi in situazioni banali e senza mordente. Notevole pure, soprattutto per la stordente presenza scenica, la prova della bellissima Saadet Aksoy, senz’altro affacciatasi alla ribalta della notorietà come modella; volto meraviglioso su capello fulvo falsamente trascurato: una madre suo malgrado, quando la vita beffarda ti dà ciò che le chiedi ma non nel modo in cui sei disposto ad ottenerlo.

Purtroppo, come accennato, il film procede troppo concentrato sul quesito “ma Pietro e’ figlio di chi?” (d’altro canto il titolo “Venuto al mondo” presuppone e predispone alla ricerca delle incognite anagrafiche legate ad un personaggio cardine della vicenda) e si perde purtroppo anche in siparietti patetici come la partita di calcio “formativa” sotto le briglie di un grossolano e superficiale Gojko, amico/padre locale troppo sopra le righe, gigionesco e troppo inutilmente e platealmente "kusturichiano" per essere accettato dalla solita incontentabile minoranza a cui accennavo prima.       

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