Regia di Massimo D'Anolfi, Martina Parenti vedi scheda film
Non luogo di Augé, panopticon di Bentham: Malpensa. Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, già autori di Grandi speranze e I promessi sposi, coniugano titoli letterari e cinema della realtà: Il castello è l’aeroporto milanese, luogo kafkiano in cui s’informa e deforma il Potere. Nell’arco di un anno, ottenuti insperati permessi, i cineasti registrano le minuziose procedure di controllo, le perquisizioni, le mostruosità burocratiche, gli usi e gli abusi di un ambiente eletto a filtro dell’umanità, nel nome di un’ossessione chiamata sicurezza, nella necessità del post 11/9. Nell’acido e sterile contesto fantascientifico che è il castello, il Potere sacrifica i diritti personali sull’altare del proprio fine: e se l’Identità dei controllati (migranti, soprattutto) è annullata nell’annullamento della privacy, quella dei controllori è ridotta al mero ruolo professionale, umanità semplificata alla funzione, all’ingranaggio di un meccanismo. Perché il Potere, nel castello, riorganizza persino la Natura: nega ogni possibilità di errore, elude il contagio. Lontano dal testo ottusamente argomentativo, Il castello preserva la complessità di una macrorealtà sociale, in un microluogo che è insieme sintesi e precipitato. E nella sua visione postumana, ritaglia spazio per una figura residuale (una senzatetto), capace di abitare con tranquillità vitale quel (non)luogo. Con Palazzo delle aquile di Stefano Savona, Il castello è l’opera più profonda e contemporanea sul Belpaese.
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