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Travolti dalla cicogna

Regia di Rémi Bezançon vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Travolti dalla cicogna

di miss brown
6 stelle

Durante il film viene citata una statistica secondo cui il 25% delle coppie francesi che si separa lo fa poco dopo la nascita del primo figlio; mi sembrava impossibile e ho controllato: è così anche in Italia. Per una volta il titolo scelto dalla distribuzione italiana è migliore dell'originale francese: l'ironico UN HEUREUX EVENEMENT (Un lieto evento, dall'omonimo romanzo di Eliette Abécassis - Marsilio Ed.) più che la storia di due persone che diventano genitori narra di come la nascita di un figlio può provocare la fine di una coppia.

Barbara è una studentessa di filosofia alle prese con una tesi interminabile, Nicolas è commesso in un videonoleggio: come in ogni commedia romantica che si rispetti anche qui si inizia dal corteggiamento, realizzato in modo divertente a colpi di copertine di dvd, i cui titoli interpretano man mano gli stati d'animo dei due giovani. Si innamorano e vanno a vivere insieme nella micro-mansarda di lui; ma presto lei resta incinta e tutto cambia. Nicolas è costretto a cercare un lavoro meno piacevole, ma più impegnativo e meglio stipendiato per poter sostenere le spese di una casa più grande, Barbara vede allontanarsi il giorno della laurea. Assistiamo a tutta la trafila della gravidanza: nausee, crisi di pianto, scelta del nome, corsi di ginnastica pre-parto ecc. fino alla scena tragicomica della nascita della piccola Léa. A questo punto le cose peggiorano in modo allarmante: Nicolas non fa proprio niente per aiutare in casa, Barbara è stravolta dalla stanchezza. Le due nonne portano solo scompiglio, la mamma di lei, femminista storica divorziata da vent'anni, e la mamma di lui, borghese e tradizionalista, propugnatrice accanita dell'allattamento al seno ad ore fisse fino ai 3 anni. Un giorno Barbara non ce la fa più, molla la figlia al padre e torna alla casa materna. Forse tornerà, forse no.

La cosa che mi ha stupito vedendo questo film, poi confermata da ricerche e conversazioni con donne giovani, è stata la totale impreparazione dei protagonisti alla vita da genitori, quella che porta alla citata marea di separazioni precoci. Più volte Barbara dice "Non lo sapevo" o "Nessuno me l'aveva detto": davvero è così, la procreazione è un atto totalmente irresponsabile che viene affrontato abitualmente con tanta leggerezza? Pare impossibile che oggi dei giovani di buona cultura e posizione sociale arrivino ad una svolta tanto importante delle loro vite convinti che nulla cambierà, che la loro vita sessuale non avrà ripercussioni, che potranno mantenere ritmi e abitudini di prima, cinema, amici, vacanze; ma sembra proprio così, la nascita di un bambino, per quanto amatissimo, rischia perciò di diventare un "inconveniente", un fastidioso intralcio nella pianificazione quotidiana. Il regista Rémi Bezançon un po' ipocritamente non prende le parti di nessuno, si limita a mettere in scena con buon ritmo, e senza pigiare troppo sul pedale del grottesco, l'equilibrata sceneggiatura ben scritta dall'autrice del citato romanzo autobiografico.

Ottimi entrambi i protagonisti, mai eccessivi in una commedia drammatica a forte rischio farsa con risvolti strappalacrime. Louise Bourgoin (protagonista di ADELE BLANC-SEC E L'ENIGMA DEL FARAONE e del recente L'AMORE DURA TRE ANNI) è la disperata mammina in crisi, Pio Marmaï(sembra il fratello minore francese di Alessandro Preziosi, altri suoi film non pervenuti da noi, peccato) è il perplesso neo-padre/Peter Pan. Entrambi sono molto belli, molto freschi e a loro agio sia nelle scene di sesso, gioiose e per niente morbose, sia nei momenti drammatici; mostrano grande complicità, sarebbe bello rivederli recitare insieme.

Nella parte collaterale della madre di lei è la grandissima Josiane Balasko, la sua sola presenza merita la visione del film. Nel caméo della burbera, tenerissima ostetrica è un piacere rivedere Firmine Richard, indimenticata interprete del misconosciuto (da noi) ROMUALD ET JULIETTE di Coline Serreau.

Quanto alla versione italiana, per una volta niente da dire salvo una piccola nota: la protagonista è doppiata dall'ottima Barbara de Bortoli; e poiché la storia è scritta come una narrazione, una sorta di diario in prima persona con voce fuori campo della protagonista, ogni tanto si ha la spiazzante sensazione di ascoltare una ringiovanita Carrie Bradshow di SEX AND THE CITY in trasferta francese.

 

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