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Hilde Warren and Death

Regia di Joe May vedi scheda film

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La recensione su Hilde Warren and Death

di OGM
8 stelle

L’autore di questo film, diretto da Joe May, è Fritz Lang. Il futuro regista tedesco, ferito in battaglia nel 1916, dedica il lungo periodo della sua convalescenza a scrivere sceneggiature. Questa è la terza ed ultima, dopo Die Peitsche (diretto da Adolf Gärtner) e Die Hochzeit im Excentricclub (diretto da Joe May), due pellicole di cui si sono perse le tracce.

Quella di Hilde Warren è una storia di maledizione sociale, in cui la criminalità viene presentata come una tendenza innata in certi individui, e da questi geneticamente trasmessa alla prole. In questo carattere ereditario, e non in una consapevole deviazione morale, viene collocata da Fritz Lang l’origine della corruzione che investe le fasce medio-alte della società. I rapinatori, in questa vicenda, sono un aristocratico ed un borghese, impiegato presso la banca presso cui viene effettuato il colpo. Morbosamente attaccato al denaro ed ai relativi vizi sarà anche il figlio del primo, che pure non ha mai conosciuto il padre, ed è stato allevato, in una villa di campagna, da una donna colta, onesta e premurosa. Il male è inestirpabile e invincibile, in questa tragedia che  aderisce alla tesi della predestinazione, di fronte alla quale ogni sforzo dell’uomo è vano, e persino l’amore più sincero e profondo è del tutto impotente. Anche Dio rimane sordo alle preghiere di una madre disperata, la quale assiste, senza poter far nulla, all’evoluzione nefasta cui sta andando incontro il suo bambino, che, fin dalla più tenera età, manifesta una spiccata propensione alla violenza e alla indisciplina. Unico punto fermo, unica presenza costante è la Morte, che qui appare personificata come, più tardi, in Destino: una figura dal pallore mortale, avvolta in un’ampia veste nera, e una creatura infernale che, al contrario delle entità celesti, non tarda ad accorrere non appena la mente umana la sfiora col pensiero.  È lei la pietra miliare che scandisce il percorso della disperazione: quello che, nell’anima degli innocenti, accompagna lo spettacolo dell’altrui perdizione, soprattutto di quelli che stanno loro a cuore. Hilde Warren, che è un’attrice di teatro, sperimenta quel sinistro incontro, per la prima volta, nella finzione scenica, interpretando il ruolo di una donna che invoca la morte per liberarsi definitivamente dall’infelicità. Successivamente, il suo tormentato cammino esistenziale la porterà a ripetere altre tre volte, facendolo proprio, quell’estremo grido di aiuto. Le suggestioni espressioniste fanno da contrappunto alla concezione naturalistica della bestialità congenita ed irrimediabile, mentre il romanticismo, a cui pure si ispirano certe cadenze recitative, rimane fuori dalla rappresentazione delle relazioni amorose. C’è la fredda razionalità, nel rifiuto che Hilde oppone alla proposta di matrimonio di Hans Wengraf (la donna non vuole interrompere la sua carriera artistica), e c’è una torbida seduzione alla base del legame tra Hilde e Roger Hector, un uomo dall’apparenza nobile, ma dall’animo sordido. Il calcolo non si ferma nemmeno di fronte alla fragilità dell’infanzia: Hans non ha remore a proporre a Hilde di abbandonare un bambino che mostra chiari segni di malvagità. In quest’ottica materialistica, che esalta le funzioni  della ragione e dell’istinto ed azzera la coscienza etica, a determinare le storie personali sono l’errore e la condanna: la seconda segue, inesorabilmente, il primo,  e si fa sempre più pesante, tanto che l’espiazione non può giungere a compimento nel corso della vita terrena. È necessaria una assoluzione finale, che però, nel quadro di questo pessimismo cosmico, può venire solo da un’eternità fatta di tenebre, preannunciata da apparizioni di natura demoniaca. In Hilde Warren und der Tod il realismo sociale, anziché esprimersi tramite un’analisi complessiva delle condizioni economiche e culturali, studia il dolore scavando nell’ombra che si cela dietro le esistenze individuali; anziché cercare la luce, preferisce affondare nel buio, in cui tutto è destinato a finire.

Sulla trama

Trama: L’irreperibilità delle didascalie per questa pellicola rende opportuno fornire, in questa sede, una descrizione dettagliata della trama. Naturalmente, il testo che segue contiene spoiler.
 
 
 
Hilde Warren è una giovane attrice teatrale tedesca. Quando il suo agente Hans Wengraf le propone il ruolo principale in un dramma la cui protagonista invoca la morte, la donna vorrebbe tirarsi indietro: si sente, infatti, piena di voglia di vivere, e quindi totalmente inadatta alla parte. Alla fine, però, accetta. Al termine della prova generale, mentre Hilde si trova ancora sul palcoscenico, con indosso il costume di scena, improvvisamente le appare la Morte, che la invita a seguirla. La donna ritorna nel camerino in preda al terrore.
Poco tempo dopo, Hans le dichiara il suo amore e le chiede di diventare sua moglie. Hilde, che non vuole abbandonare la recitazione, respinge la sua offerta. Un giorno, mentre Hans e Hilde si trovano seduti al tavolino di un caffè all’aperto, si presenta loro Roger Hector, un aristocratico americano che frequenta gli ambienti della malavita. Hilde, che ignora la sua seconda vita, ne rimane subito affascinata, ed acconsente a sposarlo e a partire con lui per gli Stati Uniti. Nel frattempo Roger mette a segno una rapina in banca, con la complicità di un impiegato della stessa.  
Un giorno, mentre i due coniugi stanno facendo colazione, la polizia irrompe nel loro appartamento per arrestare Roger. Nel conflitto a fuoco che ne segue, l’uomo rimane ucciso. Hilde decide allora di ritornare in Germania. Qui si rifà vivo Hans, che, durante una passeggiata, le rinnova la sua proposta. Hilde nuovamente rifiuta, e subito dopo viene colta da malore. In quell’occasione scopre di essere incinta. Scioccata dalla notizia, dentro di sé cova desideri di morte. E la personificazione della Morte viene, per la seconda volta, a farle visita.
Superato il momento di disperazione, Hilde si trasferisce in una tenuta di campagna, dove partorirà il suo bambino, a cui darà nome Egon. Trascorsi alcuni anni, quest’ultimo incontra per caso Hans, che così ha modo di rivedere Hilde. Quest’ultima lo invita a fermarsi per il pranzo, durante il quale l’uomo nota l’atteggiamento impertinente ed aggressivo del bimbo. Credendo di riconoscere, in quel modo di fare, un tratto caratteriale ereditato dal padre delinquente, Hans esorta Hilde ad abbandonare il piccolo. La donna, indignata da quel  suggerimento, caccia via l’uomo una volta per tutte. In cuor suo, però, è preoccupata per il futuro di Egon, e prega ardentemente Dio di aiutarla ad essere, per lui, una buona madre.
Dopo breve tempo, Hilde apprende dal giornale che Hans si è suicidato. La donna è profondamente sconvolta, e la Morte, per la terza volta, torna a trovarla.
Egon, crescendo, conferma purtroppo i timori della madre: diventa infatti un giovane fannullone, frivolo ed irresponsabile, che spende grosse somme  in divertimenti, continuando a chiederle soldi. Alle sue abituali frequentazioni appartiene Fernande Sarrat, una donna dalla dubbia reputazione, che ama farsi accompagnare da lui agli eventi mondani.  Una  sera, Egon si presenta da lei con pochi contanti: Hilde, su consiglio di un suo amico avvocato, ha infatti deciso di non dare più denaro al figlio, che, a furia di batter cassa, sta rapidamente dando fondo alle sue sostanze. Fernande gli volta subito le spalle, ed Egon, per dimenticare l’umiliazione subita, va ad ubriacarsi in un’osteria. Qui viene avvicinato da alcuni loschi figuri, che lo coinvolgono in un piano criminale. Braccato dalla polizia, Egon cerca rifugio in casa di Hilde; ma questa, distrutta dal dolore, estrae una pistola e lo uccide. La donna, colta sul fatto dagli agenti,  viene subito condotta in carcere. Nella solitudine della cella, la Morte le appare per la quarta volta. E, finalmente, Hilde cede al suo sinistro invito.

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