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The Tattooed Swordswoman

Regia di Teruo Ishii vedi scheda film

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Neve Che Vola

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Tattooed Swordswoman

di Neve Che Vola
8 stelle

Divido arbitrariamente il film in tre parti: il bell'inizio, il mediocre svolgimento, il bellissimo finale.
 
Non sono l'unico a non trovare logica in questo mix di horror/yakuza/samurai/camere della tortura/esseri deformi movies. Ho data una occhiata un po' sommaria in giro, e sembra che siano tutti concordi.
Tralasciando lo svolgimento, vorrei accennare ai due motivi per cui sono contento di averlo visto (è la terza volta).
 
La magnifica sequenza di battaglia iniziale al rallenty con stop di fotogrammi, mentre scorrono i titoli sulle note di un motivo malinconico di una sesta minore insistita, è diventata per me quasi musica visiva, una scena che ho ripassata molte volte.
Il clan di Akemi Tachibana (Meiko Kaji), che ha come segno distintivo il tatuaggio di un drago equamente ripartito tra i vari componenti, attacca il clan Gouda per costrizione d'onore.
Sotto la pioggia, all'arma bianca, la scontro culmina nell'intervento di una ragazza che scongiura Akemi di non ucciderle il fratello, il boss: il colpo è già partito, e la spada ferisce gli occhi della giovane, che si accascia al suolo tenendosi il viso.
Primo piano del volto di Akemi che osserva impotente il risultato del suo gesto, un gatto nero come apparso dal nulla che lecca il sangue della ragazza a terra e salta, miagolando rabbiosamente, verso Akemi e noi spettatori con un balzo improvviso.
Salto temporale, siamo in prigione, dove Akemi si è appena risvegliata da un incubo.
 
Nello svolgimento, appare una misteriosa spadaccina cieca, insieme ad un gatto nero e ad un uomo deforme che arriva a strappare la pelle dalla schiena di una ragazza appartenente ai Tachibana.
La spadaccina cieca si rivela essere naturalmente la vittima del gesto di Akemi, ed aspetta che questa regoli i conti con un clan avversario per sfidarla.
 
E questa sfida è, a mio avviso, il secondo motivo valido per vedere il film; anche questa scena l'ho rivista molte volte e talvolta mi ha portato ad un certo grado di commozione.
 
Lo sfondo è volutamente fantastico, cielo scuro con nuvole a forma di spirale.
I lievi rumori della campagna giapponese rompono il silenzio.
Aiko, la spadaccina cieca, si basa sugli odori e sui rumori per capire la posizione dell'avversaria. Il gatto nero salta improvvisamente, come dal nulla, verso Akemi che lo colpisce con la spada, fermo immagine del gatto nero colpito al volo e poi di Akemi, e successivo fulmineo attacco di Aiko.
Akemi rimane a terra, il colpo l'ha ferita superficialmente alla schiena, sfregiando la testa di drago tatuata, all'altezza degli occhi, che ora sembrano piangere lacrime rosse. Aiko tiene la spada tesa verso la schiena dell'avversaria e sembra in ascolto. Torna la musica appena sussurrata in pp, fatta di una sesta minore che insiste su se stessa.
 
Quest'ultima scena mi emoziona sempre, per una associazione di idee molto soggettiva, attraverso le lacrime piante dal drago, termina la maledizione cui soggiace il clan Tachibana. Quella maledizione oscura doveva essere colpita, non Akemi, e proprio per mano della ragazza che cercava vendetta su di lei.
 
Ci vedo una lettura della realtà superiore all'usuale “murder and revenge”. E' divenuta simbolo, per me, di una visione “profonda”.
Colpire – o meglio, “capire” - “l'origine del male”, che riguarda entrambi i contendenti e non uno dei due solamente, è l'unico atto liberatorio.
 
Akemi chiede ad Aiko di completare l'opera, per coronare cinque anni spesi in faticosi addestramenti con la spada, ma la ragazza "in ascolto" rimane colpita dalla lealtà dell'avversaria e conclude il film con le uniche parole sensate possibili:
 
Ho speso la mia vita stupidamente.


Raccoglie il gatto ferito e si allontana, lasciandoci insieme a Meiko Kaji e alla canzone cantata dalla stessa attrice, che inneggia alla nascita di un tempo nuovo, governato dalla
 
 Giustiza, il nascente Dragone della Giustizia.


 
Sull'interpretazione di Meiko Kaji
Eccellente.
 
Sull'interpretazione di Hoki Tokuda
Da vita ad Aiko con sensibilità, ed è anche molto bella.
 
Sulla colonna sonora
Molto suggestiva, cui si aggiungono i vocals di Meiko Kaji che interpreta una canzone che non mi sembra tra le sue più belle.




Nota del 18 Settembre 2011.

 

Rivedendone alcune scene, devo dire che sono stato troppo frettoloso a giudicarne così male tutta la parte centrale isolando solo la prima ed ultimissima scena.

Trovo notevole anche il momento della decisione di ricorrere alle armi, nel finale, scena che porterà poi al duello fra le due donne.

Meiko Kaji mostra silenziosamente la spada, comincia la marcia verso i nemici del piccolo gruppetto, mentre risuona "Jingi Komori Uta" cantata dall'attrice.

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