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Contraband

Regia di Baltasar Kormákur vedi scheda film

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La recensione su Contraband

di supadany
7 stelle

Per il salto nella grande produzione hollywoodiana, Baltasar Kormakur riprende una storia che aveva già interpretato ("Reykjavik-Rotterdam", 2008) adattandola all’immaginario a stelle e strisce facendosi carico di diverse scelte (attore protagonista fortemente voluto, sfondo geografico adeguato, realtà sociale marginale) che danno luogo ad un action-thriller di livello medio alto.

Da tempo Chris Farraday (Mark Wahlberg) ha messo la testa a posto, ma quando il fratello (Caleb Landry Jones) di sua moglie (Kate Beckinsale) perde il carico di droga di proprietà del malavitoso Tim Briggs (Giovanni Ribisi) deve tornare sul campo per salvare i propri affetti.

Organizzerà un’ardita missione di contrabbando di banconote falsa da importare dal Panama, ma gli ostacoli saranno maggiori di quelli presenti nelle sue previsioni.

 

 

La volpe perde il pelo, ma non il vizio così assistiamo al ritorno  di Chris in un giro molto rischioso, ma che, come lui stesso ammette, in fondo lo diverte sempre.

Si parte con una serie di suggestive visioni notturne ed in generale l’inquadramento logistico appare ben congeniato tra la New Orleans operaia ed una terra di mezzo affascinante qual è Panama, il tutto a far da sfondo a legami di varia tipologia propri di rapporti manifestati in maniera intensa tra i personaggi coinvolti.

Baltasar Kormakur dal canto suo dimostra di possedere un pratico senso del ritmo e di saper cucire agevolmente la trama (buon compito da artigiano il suo), senza magari volare molto in alto, ma conoscendo bene l’obiettivo perseguibile.

Da cardiopalma la parte panamense, ma da lì in poi, siamo circa a metà film, è un susseguirsi di fatti, alcuni a sorpresa (non tutti i personaggi sono quello che sembrano), che arrivano praticamente a sormontarsi negli atti conclusivi, con qualche decisione avventata (difficile pensare che tutti i “buoni” alla fine la passino liscia), ma anche qualche idea in più, per esempio la tela di Pollock, che ci sta proprio un gran bene.

Interessante il cast maschile (non che Kate Beckinsale sfiguri, ma non è una figura centrale) con Giovanni Ribisi che appare viscido con gran facilità, Ben Foster che riesce a fornire un lacerante senso di disperazione e Mark Wahlberg che ha le sembianze giuste per apparire credibile.

Un lavoro nel complesso più che discreto, realizzato con cognizione di causa, efficamente realistico (a parte qualche esagerazione rivolta alla generazione di spettacolo) che parte con calma per poi non mollare più la presa.

Obiettivi non altissimi, ma centrati (quasi) in pieno.

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