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Posti in piedi in paradiso

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Posti in piedi in paradiso

di barabbovich
6 stelle

Se per raccontare la realtà è sufficiente parlare di crisi economica, padri rimasti single e con le pezze sul sedere dopo un passato sfavillante e costretti alla convivenza coatta, allora non si può dare torto a quella parte della critica che continua a vedere in Carlo Verdone il solo erede di quella straordinaria stagione che fu la commedia all'italiana di Monicelli, Comencini, Germi, Scola e Risi.
Il regista romano per l'occasione rispolvera passioni (la musica) e topoi classici del suo cinema (farmaci, medicina e dintorni) per raccontare le peripezie di tre uomini maturi che a stento arrivano a fine mese: chi per eccesso di testosterone (Giallini), chi per infelicità coniugale (Favino), chi per un'infatuazione esiziale (Verdone), tutti e tre si trovano a dover fare i conti con qualche scivolone di troppo. Ma alla fine, si sa, c'è sempre la famiglia a rimettere tutto a posto.
Con Posti in piedi in paradiso Verdone ritrova per un'oretta i momenti migliori del suo cinema, anche grazie all'interpretazione di un Giallini che - a dispetto delle condizioni in cui ha girato il film (la scomparsa improvvisa della moglie) - sembra in stato di grazia e di una Ramazzotti mai così in parte. Ma è tutto il contorno a non funzionare: dalla miriade di attricette prese per riempire i buchi di sceneggiatura, all'ultima mezz'ora - ambientata tra Roma e Parigi - che scivola inesorabilmente verso un happy ending telefonatissimo e nel quale, nemmeno a dirlo, i legami familiari magicamente si rinsaldano. Occhio al product placement: sfacciato come nei peggiori film dei Vanzina.  

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