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Gli sfiorati

Regia di Matteo Rovere vedi scheda film

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La recensione su Gli sfiorati

di mm40
4 stelle

Mete, grafologo, ha una trentina d’anni quando, alla morte della madre, conosce la sorellastra diciassettenne Belinda. Sensuale e irrisolta, la ragazza attira pericolosamente Mete, ma anche i suoi amici Damiano e Bruno.

Il punto interessante di questo film è tutto nel titolo: chi sono realmente questi ‘sfiorati’? Un breve monologo a metà circa della storia li descrive come tutte quelle persone indolenti e incapaci di empatizzare con il prossimo che vivono ‘sfiorate’ dalla realtà circostante; più concretamente, a sfiorarsi sono Mete e Belinda, i due protagonisti: sul piano fisico come su quello emotivo. Per risolvere tale nodo non basterebbe neppure leggere il romanzo omonimo di Sandro Veronesi da cui la pellicola è tratta (con una sceneggiatura di Laura Paolucci, Francesco Piccolo e del regista Matteo Rovere), poiché per ammissione dello stesso Rovere si tratta di un adattamento piuttosto infedele. Se la questione si pone a suo modo degna di interesse, non tutto il resto nel lavoro – il secondo lungometraggio per il giovane regista, a tre anni di distanza da Un gioco da ragazze (2008) – risulta altrettanto accattivante; non tanto sul piano della confezione, comunque apprezzabile (fotografia di Vladan Radovic, montaggio di Giogiò Franchini, musiche di Andrea Farri), quanto su quello della narrazione che a tratti si inceppa fra psicologie dei personaggi non sufficientemente quadrate e situazioni al limite del clichè, come la lunga scena di sesso nel pre-finale. Fra gli interpreti i nomi maggiori sono spesi per i personaggi di contorno: Claudio Santamaria, Michele Riondino, Massimo Popolizio, con una particina anche per Asia Argento; non meno validi comunque i due protagonisti centrali, Andrea Bosca e Miriam Giovanelli, impeccabile Lolita del caso. 4,5/10.

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