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Miss Bala

Regia di Gerardo Naranjo vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Miss Bala

di alan smithee
6 stelle

Messico zona di confine nord, San Diego, proprio di fronte al sogno degli Stati Uniti. Zona di traffico di stupefacenti, di immigrazione clandestina, di gente morta ammazzata e sventrata, lasciata nel deserto ai predatori della notte come carne appena macellata. Vite interrotte violentemente, a bruciapelo o in seguito a torture indicibili mentre cercano di guadagnarsi la fatidica terra promessa pagata con sacrifici immani che si vanificano col sacrificio più pesante e sofferto.

Nel contesto davvero poco rassicurante di questo livido limbo di anime in fuga ed in cerca di fortuna o semplice sopravvivenza, due belle ventenni decidono di partecipare, quasi per scherzo, al concorso di bellezza piuttosto noto, quel Miss Baia California che andrà ad eleggere la più bella ragazza del sud della famosa penisola metà statunitense e metà messicana. Una volta passata la prima selezione, le due amiche, un po' galvanizzate, decidono, su insistenza di una delle due, di incontrare dei loschi individui amici di conoscenti, con la promessa che questi le avrebbero aiutate o comunque agevolate nelle prossime prove eliminatorie. In una discoteca affollatissima chiamata Millennium le due vengono coinvolte poco dopo in una sanguinosa sparatoria in cui solo una delle due riesce ad uscirne indenne: si chiama Laura Guerrero, è bellissima e mora, e per lei sarà solo l’inizio di un incubo senza fine che la porterà a farle toccare le porte del successo e contemporaneamente quelle degli inferi più brutali e scioccanti, alla mercé di una banda di narcotrafficanti spietati e senza un briciolo di compassione. Il film di Gerardo Naranjo sa come tener desta l'attenzione e d'altronde con una trama così complessa ed adrenalinica il film non dà tregua un attimo e si fa seguire se non con una certa passione: eccoci dunque assistere ad una vera e propria odissea in cui precipita la malcapitata Laura, bellezza folgorante che la aiuta da un calto a salvarle la vita, ma che la catapulta in una morsa tentacolare dalla quale uscire risulterà più complicato di un rebus irrisolvibile. Il film, concitato e dal ritmo sostenuto, si sviluppa in una lunga sequenza agguati e vendette con chi è solo sospettato di aver parlato troppo: forze dell'ordine in incognita che spiano la ragazza, a sua volta utilizzata per far sparire macchine piene di cadaveri o per condurre in porto altri lochi affari. Un orrore senza fine che  catapulta una ragazza semplice, di oneste ed umili origini ma di belle speranze per l'avvenenza di cui è stata dotata da una natura benigna, ad invischiarsi irreparabilmente in una rete di violenza che sembra inverosimile e più pertinente ad un film pulp di Rodriguez che ad un film indipendente di denuncia. Scontri a fuoco, massacri di innocenti, la protagonista utilizzata come cavia e pura merce di scambio sia dai narcotrafficanti che dalla polizia: un inferno di morte e corruzione, una società allo sbando in mano a briganti in un medioevo contemporaneo buio e senza speranza, dove il sangue scorre a fiumi come in un western di Peckimpah.

Un film dal ritmo concitato dicevamo, non sempre chiarissimo nel suo evolversi anche a causa di intrecci che si dipanano troppo velocemente. Una protagonista bella e violata della sua perfezione fisica ed interiore, che finirà per vedersi attribuite le peggiori responsabilità eper scontare la maggior parte delle colpe di un inferno in cui è stata catapultata per azzardo da un destino beffardo e vendicativo. Un film più scioccante che bello, più coraggioso che ben riuscito, ma proprio per questo un documento importante per una denuncia coraggiosa di una piaga che da sempre divide due stati, paradiso e inferno in mezzo ad una cortina di sangue e morte che i titoli di coda non dimenticano di riassumere in numeri davvero sconcertanti.

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