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Hobo with a Shotgun

Regia di Jason Eisener vedi scheda film

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La recensione su Hobo with a Shotgun

di pazuzu
8 stelle

Un senzatetto sulla sessantina viaggia di straforo in un treno merci alla ricerca di un posto nuovo e tranquillo presso il quale stabilirsi, racimolare i soldi per acquistare un tosaerba, ed iniziare una nuova vita da dedicare al giardinaggio. Sceso al volo nei pressi di un centro abitato, incontra subito un cartello che recita «Welcome to Hope Town»: ma lo sfregio che con una pesante vernice nera copre la parola 'Hope' (speranza) tramutandola in 'Scum' (feccia) non è solo la solita bravata di un buontempone: Hope/Scum Town è una vera discarica a cielo aperto, dove scene di ordinario degrado morale si susseguono senza sosta nel disinteresse generale; in pochi minuti l'ignaro visitatore si trova davanti a rifiuti dati alle fiamme, finestrini d'auto infranti alla luce del giorno, e bumfight videos girati per strada con gente disposta a farsi pestare per un pugno di danari, fino ad incappare nell'ennesima puntata del personalissimo show che il boss del luogo, (the) Drake, spalleggiato dai figli Slick ed Ivan, offre ad una popolazione assuefatta ad ogni violenza, e che consiste nella decapitazione di un "concorrente fortunato" (nientemeno che il fratello Logan, reo di volersela dare a gambe), realizzata bloccandogli il collo in un tombino con intorno un cappio di filo spinato e una jeep all'altra estremità.
Assente ingiustificata durante l'esecuzione, la polizia viene tirata in ballo dallo stesso barbone quando, quella stessa notte, sventa lo stupro di gruppo (e la probabile uccisione) di Abby, una giovane prostituta, picchiando il pericoloso Slick e portandolo al commissariato: ma anziché l'encomio, dagli agenti riceve insulti, e dal ragazzo torture.
Raggranellato qualche dollaro masticando vetro a pagamento, l'indomani si reca all'emporio per comprare il tosaerba dei suoi sogni ma, trovatosi nel pieno di una rapina a mano armata, decide di dirottare il denaro sul fucile a pompa espostogli accanto e allo stesso prezzo: preso atto del totale asservimento del tutori della legge al drago e alla sua gang, e consapevole di avere nella protetta Abby la sola ed unica alleata, accantona l'aspirazione di lavorare l'erba dei prati preferendo estirpare la gramigna che infesta la società. Una pallottola alla volta.
Concepito nel 2007 come falso trailer da inserire all'interno dell'esperimento Grindhouse per intrattenere il pubblico nell'intervallo tra Planet Terror di Robert Rodriguez e Death Proof di Quentin Tarantino (e come tale proiettato in Canada dopo aver vinto un apposito contest internazionale), Hobo with a Shotgun è diventato un film vero a quattro anni di distanza, mantenendo alla regia lo scatenato Jason Eisener (per la prima volta alle prese con un progetto di lunga durata), guadagnando nel ruolo di protagonista un carismatico ed impagabile Rutger Hauer, e raggiungendo egregiamente il proprio obiettivo, che è quello di divertire invitando lo spettatore a parcheggiare preventivamente il cervello altrove: perché per apprezzare quest'opera orgogliosamente devota alla stessa serie B già richiamata dai due 'padrini', che si muove tra exploitation poliziesco horror ed atmosfere da Troma, infarcita di violenza gratuita ed amenità assortite, bisogna prima di tutto stare al gioco senza farsi troppe domande sulle mille forzature logiche proposte; perché Hobo with a Shotgun dichiara la propria inverosimiglianza fin dal primo fotogramma, evidenziando una scelta di colori (rigorosamente in Technicolor) saturi fino alla flourescenza e talvolta sparati in immagini al limite del monocromatismo acido, in costante evidente contrasto con ogni tipo di realismo e fisiologicamente diretti all'esaltazione della crudezza della storia narrata.
Pur vivendo di personaggi sopra le righe inseriti in un universo fuori controllo che rende quotidiano un grado di orrore e cattiveria umanamente insostenibile, il film del giovane regista canadese conquista per il suo non prendersi troppo sul serio, riuscendo tuttavia a mantenere una spiccata coerenza narrativa e ad inserire nel contesto anche calzanti momenti di introspezione che fanno del vagabondo col fucile (sul cui nome e sul cui passato nulla è dato sapere) una sorta di ultimo eroe romantico; come romantica è anche la scelta di rinunciare agli effetti digitali, seppur al costo di lasciar intuire talvolta il trucco naïf celato dietro teste od arti mandati in frantumi come vasi di coccio.
Contrappuntato dallo score tirato degli Obsidian Orchestra, e arricchito da una colonna sonora che omaggia gli anni 70 (Disco Inferno dei Trammps e L'alpagueur di Michel Colombier, theme del film omonimo di Philippe Labro con Jean-Paul Belmondo) e gli 80 (The Naked and the Dead di Andi Sex Gang e Simon Boswell, apparsa in Phenomena di Dario Argento, e Run With Us di Lisa Lungheed, sigla della serie tv animata canadese The Raccoons), Hobo with a Shotgun è uno splatter efferato e brutale ma che non molla mai il registro dell'autoironia, un film che nel suo strabordare, nei suoi eccessi e nel suo parossismo, si segnala come un mix perfetto di frattaglie adrenalina e risate, mostrando di avere tutti i requisiti necessari per guadagnarsi, col tempo, lo status di oggetto di culto.

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