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Senza arte né parte

Regia di Giovanni Albanese vedi scheda film

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La recensione su Senza arte né parte

di barabbovich
4 stelle

Ve li ricordate Alberto Sordi e Anna Longhi ne l'episodio Le vacanze intelligenti, tratto da Dove vai in vacanza? Ecco, bravi: tenetevi ben stretto quel ricordo perché se siete tra quelli che pensano che l'arte contemporanea - da Cattelan a Pistoletto - non sia altro che una gigantesca presa per i fondelli, almeno con l'Albertone nazionale due risate riuscivate a farvele. Nel film di Giovanni Albanese, che già aveva dato una prova assai flebile del suo talento col pessimo A.A.A.Achille, l'assunto di fondo è che l'arte contemporanea sia alla portata di tutti (Potevo farlo anch'io, non a caso, è il titolo di un fortunato libro del critico Francesco Bonami) e che quindi qualsiasi stupidaggine possa incoraggiare gli acquisti scellerati del plutocrate di turno. Assunto del tutto verosimile, almeno in Italia, paese nel quale, negli anni '80, i falsi Modigliani tennero banco per mesi e dove la credulità è di casa, come dimostra il fatto che il culto per Padre Pio sia vivo e vegeto. 
A giocare sulla credulità altrui ci provano appunto tre disoccupati di un pastificio salentino, riciclati come guardiani di una serie di tesori dell'arte del burino di turno (Sassanelli). I tre mangiano la foglia e capiscono che con un po' di fantasia e molta faccia tosta si possono fare soldi a palate. Cominciano allora a vendere opere fasulle a prezzi da capogiro. Ma non tutto andrà per il verso giusto.
A parte qualche fulminante battuta di Salemme e l'aria complice e divertita che sembra aleggiare sul set, nel film c'è poco altro: la cifra registica è di impronta smaccatamente televisiva, il plot fiacco, la risate pressoché assenti. E Vendola con la sua Film Commission potrebbe fare qualche sforzo in più per evitare un product placement così smaccato...   

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