Regia di Benedek Fliegauf vedi scheda film
Quale il desiderio più grande per un essere umano verso il proprio amato se non quello di condividere con lui, fin dai primi vagiti, la vita intera, vederlo nascere, crescere, godere del privilegio di essergli accanto, fargli sentire costantemente la sua premurosa presenza? Esistere in simbiosi, con chi è l’unica ragione, l’unico senso di una vita senza senso, respingente, vuota, desolante e spesso beffarda. Ecco allora la scienza farsi avanti, capace di riportare indietro le lancette dell’esistenza, di fornire una seconda realtà (un’alternativa) per coloro che ‘non hanno fatto in tempo’, vedendosi negare la possibilità (forse unica) di essere davvero felici, o per chi quel tempo avuto in dono ‘non è stato abbastanza’. Così Rebecca restituisce la vita al proprio uomo, da amante mutilata e sanguinante diviene madre coraggiosa, caparbia, tenace. Veglia sul suo amore, lo riempie di infinite dolcezze, lo culla tra le sue forti calde braccia, lo ripara dal mondo che non vuol capire. Per vederlo diventare colui che in un passato non lontano la strinse forte a sé promettendole devozione eterna, per ricominciare proprio dove il loro presente si era ineluttabilmente interrotto. Nel mentre un’attesa paziente, una forza adamantina, una comprensione umanamente inconcepibile nel vedere quella creatura tornata a vivere -strappatale da un impietoso destino- tuffarsi nelle proprie esperienze, prima di fanciullo e poi di giovane uomo. Una gioia infinita e al contempo una pena lacerante, annichilente, che la consuma giorno dopo giorno. E proprio quando lui la riconoscerà di nuovo, lei non potrà far altro che lasciarlo libero di andare, perdendolo ancora, forse davvero per la prima volta. Quel paesaggio freddo, perenne e immutabile, quelle onde del mare che replicano senza sosta se stesse sono l’illusione di tener fuori il mondo, di congelare il tempo, comprimerlo in un eterno istante: non è forse questo l’anelito di ogni innamorato?
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