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Joaquin Phoenix: Io sono qui!

Regia di Casey Affleck vedi scheda film

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La recensione su Joaquin Phoenix: Io sono qui!

di alan smithee
8 stelle

I'm still here e' il titolo di una delle (terrificanti) canzoni del Joaquin Phoenix in versione rapper, e il (falso) documentario che suo cognato (l'attore Casey Affleck, fratello di Ben e marito di Summer Phoenix, sorella di Joaquin) ha avuto la geniale idea di costruire sopra una crisi esistenziale che colpì l'attore nel 2008, appena finite le riprese di Two Lovers di James Gray.
Geniale perche' i due cognati, fiutato l'interessante escamotage narrativo costituito da un procedere in stile documentaristico, danno vita ad un'opera molto interessante, sconcertante, e persino esilarante in certi momenti magici riuscitissimi.
Interessante perché, sotto forma di un falso reportage (non si puo' pensare che non ci sia almeno un canovaccio di sceneggiatura nelle "sceneggiate" da prima donna in crisi che Phoenix mette su con disarmante lucida follia), il neo regista giovane Affleck racconta con ostinato realismo il diario folle di una crisi esistenziale che a un certo punto invade la mente di uno degli attori piu' promettenti e ricercati della Hollywood dei primi anni '10 del nuovo secolo.
Sconcertante perche' il film spiazza volutamente lo spettatore con falsi drammi e follie, a cui Joaquin si sottopone con un certo coraggio (scrive canzonacce su carta straccia, sniffa a piu' non posso, ingrassa ed imbruttisce in stile Marlon Brando di fine anni '70, scatena una sua ira furibonda ed incontenibile su (ex) amici fidati).
Esilarante perche' l'attore ha l'ironia di scherzare sulla macchietta buffa che ormai tutta l'altra Hollywood rimasta ha avuto  modo di costruire attorno ad una scelta che ha spiazzato un po' tutti: la decisione di trocare col cinema per darsi all'hip hop.
E dunque il film incamera tutta la rocambolesca ed esagitata fallimentare e quasi tragica epopea dell'attore nella burrascosa presentazione del suo ultimo bellissimo film Two Lovers.
E perche' tutto cio'? Per far indignare il pubblico di come un attore all'apice del successo di critica e di pubblico possa avere il coraggio di autoflagellarsi con cosi' calcolata determinazione , rendendo quasi piu' doloroso questo volontario inaccettabile auto-annientamento personale, della ancor piu' tragica e prematura interruzione dalle scene portata avanti dal suo bellissimo e famosissimo fratello maggiore River (mai citato peraltro nel film), morto in tragiche circostanze ad inizio anni '90.
E poi esilarante laddove il film si concentra su tutta la fantastica partecipazione al talk show di David Letterman, durante il quale il celebre e scaltro show-man fa fare letteralmente all'attore una figura di m....., con un autolesionismo che egli stesso accetta di esaltare in tutta la sua comicita' (falsamente) involontaria.
In realta' il film, a mio avviso, e' tutto fuorche' un atto di spontaneita': piuttosto un furbissimo, ma anche molto riuscito calcolo stilistico e narrativo, che approfitta certamente di una sbandata emotiva e caratteriale che potra' avere anche avuto un suo lato sincero e una sofferta genesi interiore.
Sta di fatto che le facce perplesse di P. Diddy, illustre produttore a cui ricorre l'ingenuo Joaquin per cercare di sfondare, erano assolutamente giustificate e la carriera come cantante di Joaquin finisce (per fortuna!) in una bolla di sapone; ... almeno cosi' c'e' da augurarsi dopo aver assistito alla messa in scena di un suo concerto con rissa sul pubblico pagante da parte del balordo cantante-attore. E anche il finale, che vede Phoenix sempre piu' in crisi cercare rifugio nella tranquillita' del luogo paradisiaco ove vive il padre - quasi a voler chiudere un cerchio che si apre ad inizio film con un filmino amatoriale che ritrae l'attore bambino mentre si tuffa in una cascatella - e' una scelta che non puo' nascondere una certa (mal)sana ironia di fondo.
Fatto sta che ad oggi anno 2012 Joaquin Phoenix ha ben due importanti film in uscita, "The Master" di Paul Thomas Anderson e "Low Life" del regista  amico James Gray. Non male per uno che aveva chiuso definitivamente col mondo del cinema. Due opere di due grandissimi autori che ci auguriamo tengano lontano il bizzarro e bravo attore dalle scene musicali per un altro bel pezzo di tempo.

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