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Two Gates of Sleep

Regia di Alistair Banks Griffin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Two Gates of Sleep

di lyhadureki-tsuvon-noékor
8 stelle

Le due porte del sonno

 

locandina

Two Gates of Sleep (2010): locandina


Jack e Lewis sono due fratelli che vivono con la madre malata (mentalmente, più che fisicamente) in una sperduta e inpopolata area nei pressi di una zona boschiva nel cuore dell' America sudista, rurale - la stessa America già ammirata in innumerevoli altre pellicole("Prince Avalanche"[2013] di D.G. Green, "Alabama Monroe"[2012] di Felix Van Groeningen, "Out of the Furnace"[2013] di Scott Cooper o nei film del "nostro" Minervini -giusto per citarne di recenti -ma anche, "pescando" più addietro, "The Deer Hunter"[1978] di M. Cimino e il "Days of Heaven" malickiano). I due fratelli, in seguito alla morte(suicidio?) della figura materna, si troveranno a dover affrontare un lungo e faticoso viaggio nel cuore della foresta, trasportando la bara (costruita da loro stessi con mesta precisione) contenente la salma, per poi seppellirla, (ri)donandola atavicamente alla terra, eludendo così le umane ma innaturali pratiche burocratiche (Lewis : "Quando un cervo o un procione viene trovato morto nella foresta hai l'obbligo di compilare un certificato di morte?") ed evitando di "darla in pasto ai medici" i quali, nell' obitorio, "la riempiranno di tubi e liquidi"(sempre citando il dialogo di Lewis col medico [di famiglia?])...

 

Brady Corbet, Ritchie Montgomery

Two Gates of Sleep (2010): Brady Corbet, Ritchie Montgomery


Il primo lungometraggio del giovane regista americano Alistair Banks Griffin (classe '78), è un prodotto altamente suggestivo e tecnicamente superbo. Un mero esempio di cinema-indie, essenziale ed efficientemente povero. Il film, prodotto dalla Borderline Films, è un' opera (solo)esteriormente semplice, comprensibile e accessibile che, tuttavia, cela un' anima contenutistica profondamente complessa. "Two Gates of Sleep" infatti, come lo stesso titolo suggerisce, trova il suo fondamento, le sue radici, nell' Odissea omerica, precisamente nel XIX libro (562-567) nel quale Omero scrive: « Due sono le vie / per le ombre dei sogni: una è di corno, / l'altra è d'avorio. Quando i sogni escono / dalla porta d'avorio, sono falsi; / quelli che escono dall'altra porta di corno / sono veri, visti da un essere mortale. ». Successivamente a Omero, anche Virgilio scrisse circa le "porte del sonno". Il poeta romano infatti, nel VI libro dell' Eneide (893-897), (ri)descrive le due uscite dall' Ade.


Sicuramente non risulta facile visionare e posizionare il film entro i confini meramente metaforici che (ci) propone anzi, potrebbe essere così complicato dare un'(a) (s)oggettiva interpretazione al lungometraggio che si arriverebbe anche/addirittura a valutarne negativamente tutto l' apparato filmico. Le influenze omerico-oniriche sussistono ma non sono sempre di così chiara decifrazione.

Ad esempio: verso la conclusione del lungo ed estenuante calvario cui sono soggetti i due fratelli, Lewis, dopo un tentato fratricidio [cui segue un' ascetica, oscura sequenza onirica, la quale vede Jack vagare in solitaria nella buia natura (in cerca di qualcuno?]), scompare definitivamente dalla pellicola, confermando -e amplificando- la pregevole, armonica ma indecifrabile vena allegorica regnante nel lavoro di A.B.Griffin.
La scena appena descritta potrebbe assumere il valore di scena-madre (sempre analizzando il film dal punto di vista simbolico), dal momento che Lewis impersonerebbe "l' Avorio", cioé i sogni ingannevoli, piacevoli e meravigliosi, ma che restano tali e non penetreranno mai nella realtà; mentre Jack rappresenterebbe "il Corno", la porta che fa passare i sogni meno incantevoli, i quali però entreranno in contatto con il mondo reale (cfr. Two Gates of Sleep: hitting the snooze button with Brady Corbet -"The Guardian")...e così Jack non si arrende (come invece fa il fratello) e, malgrado l' ultimo abnorme sforzo psico-fisico costretto ad affrontare da solo, tumulerà la madre in una scena densamente funurea e tragicamente dolorosa (Jack, salendo sopra la bara adagiata nella fossa, causa la rottura/apertura di un pezzo superiore della cassa, costringendolo -e costringendoci- a (intra)vedere il volto violaceo, tumefatto e deterioriato -dalla natura- della madre).

 

(Brady Corbet, "Two Gates of Sleep"; 2010)

 


"Two Gates of Sleep" però, non è un film riguardante (primariamente e/o soltanto) l' onirismo - il tema lo analizza in modo ermetico e metaforico, quindi (può) risulta(re) sfuggevole allo spettatore medio- ma, fondamentalmente -e più superficialmente- possiede i connotati di un atipico road-movie; essenzialmente definibile come "un necessario e doloroso percorso formativo in compagnia della morte".

 

David Call, Brady Corbet

Two Gates of Sleep (2010): David Call, Brady Corbet

 

L'opera minimalista di A.B. Griffin è ispirata da precedenti lavori cinematografici, ma riesce comunque a mantenere, a conservare la sua singolare essenza, elargendo al pubblico tanta bellezza, donata(ci) in primis dalla sublime fotografia di Jody Lee Lipes (fotografo, fra gli altri, dell' agghiacciante esordio di Antonio Campos -"Afterschool"[2008]) che, fotografando e immortalando il selvaggio e naturale paesaggio della Louisiana e del Mississippi, (ci) regala immagini/scene visivamente estatiche.

 

Il giovane regista, inoltre, utilizza e assembla argutamente scene rievocatrici il cinema di Van Sant (vedere la scena in cui Jack e Lewis sono seduti davanti ad un falò notturno e, conseguentemente a minacciosi sguardi, Lewis salta addosso al fratello tentando di strangolarlo..."My Own Private Idaho"[1991]+"Gerry"[2002]). E in effetti, di quest' ultimo (Gerry), "Two Gates of Sleep", ha più di una scena in comune; come nell' omaggio tarriano di Van Sant, anche nel film di Griffin abbiamo due figure umane (certo, nel film di Gus, sono fondamentalmente la stessa persona), così sentimentalmente legate quanto agli antipodi, le quali percorrono un percorso umanamente formativo. L'altra influenza (forse l'unica veramente oggettiva) la si può trovare nella regia, che sembra dovere molto a Terrence Malick e al suo lirismo naturale.

 

Brady Corbet, David Call

Two Gates of Sleep (2010): Brady Corbet, David Call

 

David Call, Karen Young

Two Gates of Sleep (2010): David Call, Karen Young

 


Ulteriori piccoli accorgimenti/accostamenti (completamente soggettivi): un sonoro che, nelle sequenze più inquietanti (perché una manciata ce ne sono!), diventa notevolmente lynchiano (il fruscio meccanico dovuto alla scarsa qualità (del segnale) della televisione, rimanda, seppur in modo approssimato, a "Lost Highway"[1997]), naturalistici e ambientali campi lunghi(ssimi) dumontiani, uno svisceramento animale degno del miglior Lisandro Alonso -"La Libertad"[2001], un (chiaro?) omaggio al Cristo Morto di Nicolò Mantegna -peraltro già utilizzato da P.P.Pasolini in "Mamma Roma"[1962] e da Andrej Zvjagincev in "Vozvraš?enje"[2003], film, quest' ultimo, che, come Gerry di Van Sant, ha più di un punto in comune con "Two Gates of Sleep" (Jack e Lewis rammentano i più giovani Ivan e Andrey, protagonisti dl film russo).

 

(David Call in un eco dumontiano)

(Konstantin Lavronenko; "Il Ritorno" [2003]- omaggio a Nicolò Mantegna)

("Two Gates of Sleep", 2010)

 

"Two Gates of Sleep", silenzioso e laconico (assolutamente rarefatti i dialoghi), vanta, inoltre, una sporadica ma incisiva colonna sonora, creata dalla coppia(lavorativa) Saunder Jurriaans & Daniel Bensi -recentemente impegnati nel curare la soundtrack dell' inquietante "Enemy"[2013] di Denis Villeneuve- la quale, alle sue apparizioni uditive, accentua, grazie al conturbante sonoro e ai suoni nervosi (quasi stonati) delle tese corde degli strumenti ad arco, la crescente e implosiva tensione ormai stanziatasi nei due fratelli.


Un meritato plauso se lo assicura, ovviamente, anche la qualità recitativa. Jack è interpretato dall' oramai affermato -ma pur sempre semi-sconosciuto ai più- Brady Corbet (Mysteriuos Skin [2004], Funny Games[2007], La fuga di Martha[2011], Melancholia[2011], Sils Maria[2014], Force Majeure[2014]), David Call rappresenta l'ambiguo e introverso Lewis, mentre la sofferente e angelica figura materna è encomiabilmente impersonata da Karen Young -attiva per lo più negli anni '80-'90.

 


"Two gates of Sleep" ha rappresentato l' America nella 63ª edizione del Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.

 

 

 

 

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