Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Grossolano, pontificatore, demagogo e sfacciatamente di parte Oliver Stone, si sa, lo è sempre stato. Riprendendo però le fila del discorso legato a Gordon Michael Douglas Gekko e attualizzandolo, il regista reduce americano compie una riuscita operazione di denuncia del sistema economico moderno. Nulla di particolarmente nuovo o sconvolgente, ma solido e filmicamente appassionante. Crolla la borsa assieme ai valori dell'uomo moderno e s'innalza al di sopra di tutto la smania colossale di potere e denaro. Spregiudicatezza, avidità, successo. Si innescano interessanti e scoppiettanti grovigli famigliari. Si allacciano presunti problemi di eredità reale (ancora una volta i soldi) e spirituale. Si gioca con i contraltari etici toccando l'integrità professionale, il sacrificio e la fedeltà all'azienda, ma anche si chiamano in causa le energie pulite e i sistemi ecosostenibili. Si tracciano le direttive di un percorso futuro destinato a lasciar fuori le giovani generazioni, inermi e inconsapevoli. Si spara a zero sulla classe dirigente e sull'ottovolante del denaro virtuale. Si annulla il confine tra galera e giacca e cravatta, tra rettitudine, inganno e credibilità. Cronaca dei giorni nostri, insomma. L'operazione complessivamente riesce, la storia funziona piuttosto bene e i personaggi pure (ottimo il protagonista Shia LaBeouf, perfettamente in parte, supportato da un'adeguata e intelligente scrittura). Da vedere in un interessante dittico serale sull'argomento con il recente Margin Call.
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