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La marcia su Roma

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su La marcia su Roma

di curiosone49
10 stelle

Siamo nel 1919; i reduci della Grande Guerra vagano per l’Italia in cerca di lavoro (non dimentichiamoci che le donne avevano sostituito gli uomini anche alle catene di montaggio): uno di questi, Domenico Rocchetti (Gassman), romanaccio senza arte né parte, incontra un povero contadino della Bassa Padana, Umberto Gavazza (Tognazzi), e lo convince, per sbarcare il lunario, ad arruolarsi nelle squadre dei Fasci di Combattimento, allettandolo con il Manifesto di Piazza San Sepolcro (Milano 23 marzo 1919) , che si rivolgeva in particolare agli ex-combattenti, proponendo, tra l’altro: la giornata lavorativa di 8 ore, l'affidamento alle organizzazioni proletarie della gestione di industrie o servizi pubblici; nel film, Rocchetti mostra a Gavazza anche altri punti salienti: il rispetto della libera circolazione delle idee, l’abolizione dei titoli nobiliari, e, soprattutto, la terra ai contadini (enunciazioni che per la verità non appaiono riportate sul Manifesto pubblicato su Wikipedia, ma di cui Risi deve aver avuto prove documentali).

I due, durante la “marcia” su Roma, vedranno contraddette “sul campo”tutte le enunciazioni del Manifesto..(sarà il contadino sempliciotto Gavazza a cancellarle con un tratto di matita una per una), e non resterà loro che prendere atto di ciò che veramente fosse quell’evento poi passato alla storia: un assalto alle Istituzioni da parte di un gruppo di criminali alla testa di un manipolo di esaltati...

Per la verità, il sentore di ciò che si accingevano a fare, l’avrebbero dovuto già avere dalle parole che rivolge loro l’anziano giudice, che li aveva condannati nel ’19 per le turbolenze da loro create (manifestazione contro lo sciopero dei netturbini di Milano da parte dei Fasci), allorchè vanno a trovarlo a casa per somministragli l’olio di ricino....Il vecchio non si scompone alla vista dell’olio, anzi, se ne riempie il bicchiere fino all’orlo, non senza aver offerto loro del vermouth...E dopo averlo bevuto, così risponde alle loro rimostranze...”Certo, se foste giudicati ora, i giudici sarebbero stati molto più comprensivi..” “ volete dire che oggi ci avreste giudicato con meno severità?” “ No...vi avrei giudicato nello stesso modo...ma mi sono dimesso proprio perchè, come giudice, non ero più libero di fronte alla mia coscienza...E poi voi volete che si pensi tutti allo stesso modo..ma un popolo ridotto così è un popolo di schiavi” (..cito a memoria: nota dell’autore).

L’insegnamento del vecchio giudice lascia interdetti i due, che infine si dissoceranno dai “marciatori”....salutando, nel finale, il loro passaggio in parata davanti al milite ignoto...

Il film mette in evidenza anche il dietro-front del Re, che prima blocca i fascisti con l’Esercito, salvo poi farli passare...e nella scena finale, si vede Vittorio Emanuele III al balcone, che con forte accento piemontese, si rivolge al Ministro della Guerra (l’Ammiraglio Thaon de Revel) che sarebbe entrato proprio allora nel cosiddetto primo governo nazionale in qualità di Ministro della Regia Marina, “Cosa ne dice, Ammiraglio?” “Mi sembrano brava gente!” “Ma..teniamoli 2 o 3 mesi!!!”.  

Qui si potrebbe aprire il capitolo dell’analisi storica sulle origini dei fascismi in Italia ed in Germania:...ma non è questa la sede...Ricordiamo solo che in almeno tre film : La caduta degli dei , di Visconti, L’uovo del serpente di Bergmann e, perchè non citarlo, in  Salon Kitty - il miglior film di Tinto Brass - viene sottolineata la totale incomprensione per la minaccia incombente; ma anzi, in tutti viene segnalato il cinismo della classe al potere di allora, che pur di difendersi dal comunismo, si consegnò mani e piedi al fascismo-nazismo, contando sulla possibilità di potersene disfare facilmente...

Su Dino Risi

Dino Risi con Gassman si era già espresso con il Mattatore (1960) e, dello stesso anno (1962) del film in questione è il Sorpasso, road movie all’italiana, uno dei più bei film della nostra cinematografia. Gassman aveva lavorato con Sordi in un altro film “mostro”, La grande Guerra (1959) di Monicelli, a ruoli invertiti: lì infatti sfoggia un milanese “caricato” (ma perfetto: Giovanni Busacca..il nostro visse anni a Milano), mentre Sordi non poteva se non essere il romano senza dignità, che poi come tutti ricordano, si fa fucilare per non rivelare al tedesco un segreto militare...Faccio riferimento a questo film perchè noto delle analogie: uguale è, in entrambi i film, lo scontro tra il “vissuto” cittadino Gassman (sia esso milanese o romano) ed il povero contadino bonaccione della Bassa (Tognazzi) o l’uomo senza qualità (Sordi)...in ciò rifacendosi all’eterno scontro del Cervantes (tra l’intellettuale Don Chisciotte) ed il pratico Sancho Panza; quest’ultimo talora “animo rationale” del padrone, talaltra trascinato ad imitarlo...E così di fronte ad un roboante Gassman, giammai dimentico di essere - sempre e comunque - “il mattatore”, prima Sordi poi Tognazzi, interpretando il Sacho Panza di turno, lo mettono di fronte alla realtà della guerra, o alle contraddizioni della “ marcia”...Ne “Il Federale” di Salce , il compito di rimanere fedele fino alla fine all’”idea”, pagando con la vita, verrà affidato al solo Tognazzi (Primo Arcovazzi)...in un film amaro e terribilmente “vero”....Qui ricordiamo infine che l’accoppiata Tognazzi-Gassman si ritroverà ne I mostri (1963), e, negli anni settanta nel film In nome del popolo italiano (1971).
 
 

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