La recensione su Un perfetto gentiluomo

di mm40

5 stelle

Louis si trasferisce a Manhattan nella speranza di diventare scrittore. Squattrinato, pigro e con una bizzarra passione per i vestiti da donna, Louis trova una stanza nel caotico appartamento di Henry, ex scrittore e attualmente escort – senza troppa fortuna – per anziane danarose.

Con questo lavoro la coppia – sul set e nella vita – formata da Shari Springer Berman e Robert Pulcini approda al suo terzo lungometraggio a soggetto; si tratta di una commedia dolceamara in cui prevalgono i toni buffi, ironici su quelli riflessivi, che comunque non mancano. Un film che ha delle cose da dire, non banali e neppure troppo ordinarie, ma che accatasta argomenti e situazioni in maniera forse un po' troppo caotica, risultando più compiuto e solido narrativamente nella sua prima metà. La sceneggiatura di Berman, Pulcini e Jonathan Ames, da un racconto di quest'ultimo, salta infatti di palo in frasca continuamente, affastellando il materiale senza tanto senso della misura; conseguentemente la trama si sbraca nella seconda parte della pellicola, quando i personaggi meno definiti (quelli affidati a Katie Holmes e a John C. Reilly, per es.) mostrano apertamente i loro limiti, la loro struttura caricaturale, e la storia sembra girare attorno a sé stessa e a quei pochi paletti ben fissati (interessante lo spunto del crossdressing, ma non porta da nessuna parte a conti fatti). Paul Dano e Kevin Kline sono una coppia eccellente, ma soprattutto hanno tra le mani i due personaggi più compiuti del film, decisamente affascinanti nei loro scombiccherati e personalissimi microcosmi. Nel complesso una visione divertente, certo originale, anche se non molto rimane quando le conclusioni vengono tirate, con un finale eccessivamente sbrigativo e in odore di tarallucci & vino. 5,5/10.

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