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La voce Stratos

Regia di Luciano D'Onofrio, Monica Affatato vedi scheda film

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La recensione su La voce Stratos

di barabbovich
6 stelle

Chissà cosa sarebbe diventato e cosa avrebbe fatto Demetrio Stratos, fenomeno della voce al punto da suscitare l'interesse di medici, fisici e altri scienziati, se non fosse morto di leucemia a soli 34 anni, nel 1979. A tre decenni dalla sua scomparsa i due documentaristi Monica Affatato e Luciano D'Onofrio ne ricostruiscono la parabola artistica (quella umana non viene neppure sfiorata, e forse questo è un pregio del film) attraverso una ricostruzione molto convenzionale, articolata soprattutto sulle generose testimonianze dei suoi compagni d'avventura del gruppo progressive degli Area (Tofani, Fariselli e Tavolazzi) e sulle immancabili immagini di repertorio. Stratos, il cui vero nome era Efstràtios Dimitrìu (trasformato, come è accaduto anche a Pippo Franco, col nome al posto del cognome), era di origini greche e fin da piccolo visse l'esperienza del plurilinguismo che gli avrebbe in seguito consentito di lavorare facilmente sulla voce e sull'orecchio. Discutibile come cantante, il frontman degli Area visse in totale immersione l'esperienza dell'avanguardia musicale degli anni '70, che costituisce il vero nucleo del film. Le prime esperienze con il gruppo beat dei Ribelli, la Milano di sinistra, gli happening musicali di Parco Lambro, la scuderia della Cramps Records, per la quale incise persino il grande John Cage, furono soltanto alcune dell'incredibile numero di tappe che condusse Stratos e il suo gruppo a vivere in totale simbiosi con l'avanguardia intellettuale e artistica di quegli anni. Il documentario ne rende tangibili le estremizzazioni più bizzarre (il canto totalmente svincolato da regole, gli spettatori che salgono sul palco col ciondolone al vento durante un concerto di Don Cherry e Tony Esposito, le frequenze dei sintetizzatori di Tofani che aumentano grazie al contatto fisico del pubblico), ma anche la voglia di assoluta libertà espressiva e di ricerca creativa. Il tutto viene ricostruito con zelo filologico ma senza particolari sussulti e di Stratos rimane la meraviglia per la sua capacità di creare le diplofonie (cioè l'emissione contemporanea di due suoni completamente distinti) e la triste leggenda popolare che volle accostare la sua morte prematura, celebrata in un famosissimo concerto milanese nel 1979, agli sforzi eccessivi a cui aveva sottoposto le sue corde vocali.

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